Vittorio Lingiardi “Dialoghi sull’uomo”

Vittorio Lingiardi "Convivere con la malattia" Dialoghi sull'uomo

Vittorio Lingiardi
“Dialoghi sull’uomo”
Convivere con la malattia

dialoghisulluomo.it


Vittorio Lingiardi
“Convivere con la malattia”
Sabato 25 maggio 2019, ore 10.30
Teatro Bolognini, Pistoia

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Grandi e piccole malattie accompagnano la nostra vita e ne diventano compagne temporanee, durature, intermittenti. Parlano di noi, della padronanza dei nostri movimenti, del ritmo del nostro cuore, dell’acutezza della nostra visione, del tono del nostro umore, dei vincoli della nostra sessualità. Fanno parte della vita ma ci costringono a confessarci vulnerabili e mortali. Una diagnosi è sempre un’occasione di conoscenza di sé – il passato dell’anamnesi, il futuro della prognosi – e della propria vita che cambia, in peggio o in meglio. Davvero, come scrive Virginia Woolf, la malattia è il nostro «grande confessionale»? Ha ragione Kafka a dire che «nella malattia rivelo tutto il mio essere»? Come conviviamo con le nostre malattie? Quali fragilità, speranze, illusioni portano con sé? Come ci sentiamo nelle mani di un medico? In poche parole, a quali meccanismi psicologici ci affidiamo quando una diagnosi medica è in arrivo o è in agguato? Quando, dice Joan Didion, «una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita»?

Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, è professore ordinario di Psicologia dinamica presso la Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma, dove per molti anni ha diretto la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica. La sua attività scientifica riguarda la valutazione e la diagnosi dei disturbi di personalità; l’efficacia della psicoterapia e della psicoanalisi; le identità di genere e gli orientamenti sessuali. Con Nancy McWilliams ha coordinato il progetto internazionale Psychodynamic Diagnostic Manual (PDM-2, Guilford Press 2017; Cortina 2018). Per Raffaello Cortina dirige la collana Psichiatria Psicoterapia Neuroscienze. Collabora con l’inserto culturale «Domenica del Sole-24 ore», «la Repubblica» e «il Venerdì», dove dal 2015 tiene la rubrica «Psycho» su cinema e psicoanalisi. Nel 2018 la Società Psicoanalitica Italiana gli ha conferito il Premio Cesare Musatti. È autore di due raccolte di poesie: La confusione è precisa in amore (nottetempo 2012) e Alterazioni del ritmo (nottetempo 2015).
Tra i suoi libri ricordiamo Citizen Gay. Affetti e diritti (il Saggiatore 2016), Mindscapes. Psiche nel paesaggio (Cortina 2017), Diagnosi e destino (Einaudi 2018).


Vittorio Lingiardi
“Diagnosi e destino”
Einaudi Editore

einaudi.it

Vittorio Lingiardi
Vittorio Lingiardi “Diagnosi e destino” Einaudi Editore

Tutti, prima o poi, riceviamo una diagnosi. Un giorno arriva un esperto e con una parola ci dice qualcosa che modifica il corso della vita, in peggio o in meglio

«La malattia non è una metafora, diceva la Sontag: ma il momento della diagnosi è cruciale nella vita dei pazienti, spesso messi davanti a un bivio esistenziale. Una bellissima guida psicologica, piena di riferimenti letterari, per tutti. Pazienti e, soprattutto, medici» – Robinson, La Repubblica

Momento chiave della relazione medico-paziente, la diagnosi non è solo un processo di conoscenza compiuto da chi la formula, è anche un’occasione importante della conoscenza di sé. Ed è sempre un incontro: con il corpo, la chimica dei farmaci, la cura di sé, la scienza medica, la (s)fiducia nella medicina, il passato dell’anamnesi, il futuro della prognosi, la nostra personalità, le nostre paure e difese. Sulla malattia e l’essere malati si è scritto molto. Meno sulla diagnosi e l’essere diagnosticati. O con internet, sull’autodiagnosticarsi, solitari esploratori dei nostri sintomi. Le diagnosi non sono sentenze e le malattie non hanno un «significato», non sono metafore o colpe. Possono però abitare le nostre vite come narrazioni e mitologie personali. Dal morbillo alla depressione, tutti, prima o poi, riceviamo una diagnosi. Che è timore, conoscenza e relazione. Comprenderne mitologie e significati ci aiuta a percorrere i confini incustoditi delle nostre vite, sempre piú divise tra corpo, mente e tecnologie.

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