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Sergio Givone “Sull’infinito”

Sergio Givone "Sull'infinito" Il Mulino Editore

Sergio Givone
“Sull’infinito”
Il Mulino Editore

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Da dove viene? E soprattutto dove va? È giunto fin lì, agli estremi confini del mondo, per poter guardare oltre: fermo e ben saldo sulla roccia, il viandante romantico di Friedrich sembra essere consapevole che l’infinito è più grande di lui, ma proprio da questa smisurata grandezza, da questa espansione soverchiante è tentato. Irraggiungibile, l’infinito è però anche irrappresentabile. Perché allora non cessa di incuriosire e tormentare pittori, filosofi, matematici e letterati, e in generale tutti i comuni mortali?

Sergio Givone è professore emerito di Estetica nell’Università di Firenze. Tra i suoi libri recenti: «Metafisica della peste» (Einaudi, 2012) e «Luce d’addio. Dialoghi dell’amore ferito» (Olschki, 2016). È autore anche di tre romanzi, tutti pubblicati con Einaudi: «Favola delle cose ultime» (1998), «Nel nome di un dio barbaro» (2002) e «Non c’è più tempo» (2008).


Viandante sul mare di nebbia (Der Wanderer über dem Nebelmeer)
E’ un dipinto a olio su tela del pittore romantico tedesco Caspar David Friedrich, realizzato nel 1818 circa e conservato alla Hamburger Kunsthalle di Amburgo.

Al centro della composizione, in primo piano, un viandante solitario si staglia in controluce su un precipizio roccioso, dando la schiena all’osservatore: ha i capelli scompigliati al vento, è avvolto in un soprabito verde scuro e nella mano destra, appoggiata al fianco, impugna un bastone da passeggio. È lui il vero centro focale e spirituale del dipinto: ciò malgrado, ben poco si sa su quest’uomo, a parte la sua natura errabonda e introversa. Secondo alcune testimonianze, sotto le vesti del pellegrino vi sarebbe il colonnello della fanteria sassone Friedrich Gotthard von den Brinken, defunto amico del Friedrich che con questa tela ne volle conservare vivo il ricordo.

La natura primitiva del paesaggio si rifà alle catene montuose della Boemia
Il viandante è proteso sull’orlo di uno sperone roccioso freddo e inospitale, lontano da ogni vegetazione, ma collocato in una posizione rialzata che gli consente di contemplare il panorama che gli si apre davanti. Si tratta di una valle arcaica dal fascino primordiale, avvolta dalla foschia come se fosse mare (da cui il titolo dell’opera): dal «mare di nebbia» sporgono audaci diverse cime, sulle quali si può notare la presenza di alberi e vegetazione. In lontananza, a sinistra si ergono sbiadite montagne che digradano verso destra. Oltre, la nebbia si espande in modo indefinito arrivando a mescolarsi con l’orizzonte e a diventare indistinguibile dal cielo nuvoloso.

Il Viandante sul mare di nebbia, sebbene dipinto in studio, riproduce il paesaggio montano realmente esistente dell’Elbsandsteingebirge, in Boemia. Sullo sfondo, a destra, è presente lo Zirkelstein, del quale si intravede la caratteristica forma cilindrica, mentre a sinistra si profila il Rosenberg; le rocce sopra le quali si erge il viaggiatore, invece, fanno parte di un gruppo della Kaiserkrone.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Viandante_sul_mare_di_nebbia

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Livio Partiti:

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