Paolo Pecere “Risorgere”

Paolo Pecere Paolo Pecere "Risorgere" Chiarelettere

Paolo Pecere
“Risorgere”
Chiarelettere

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Paolo Pecere “Risorgere”

Marco e Gloria si perdono sui monti himalayani, in una valle senza uscita oltre il confine della Cina, tra ghiacci che si sciolgono e nessun segno di vita. Gloria scivola in un crepaccio e scompare. Erano arrivati fin qui in cerca di Chen, il padre cinese di lei, uno degli studenti di piazza Tienanmen, diventato poi ricco imprenditore in Africa, giocatore d’azzardo nei casinò di Macao, infine pellegrino nei monasteri buddhisti tibetani. Di lui Gloria ha avuto notizie solo dai racconti di sua madre. All’arrivo della ragazza, con le sue domande sul passato, Chen è sparito e sembra si sia incamminato verso le montagne. Ma interviene sulla scena un nuovo personaggio, Liang, vecchio amico e amante di Chen, che ripercorre nella memoria la propria vita di poeta attraverso la violenza del Novecento cinese, mentre Marco cerca Gloria, e ricorda i loro anni insieme tra Berlino e Roma. Due storie si sovrappongono negli eventi di pochi giorni, mentre i due narratori seguono le tracce della figlia e del padre. Un romanzo sul tempo, quello europeo che sembra non muoversi oltre il Novecento, e quello cinese che accelera sul futuro cercando di rimuoverlo, su mondi e lingue che si cercano e si respingono, tra Roma, Berlino, Hong Kong e il Tibet, sul passato tragico di una famiglia e di un secolo che come un sortilegio impedisce l’amore e torna a chiedere il conto.

Proposto al Premio Strega 2020 da Fulvio Abbate: «Se la letteratura italiana sembra sempre più concentrata a fare i conti con la propria storia e la propria identità culturale, “Risorgere” di Paolo Pecere è una presenza eccezionale nel nostro panorama letterario. Ambientato in un tempo di mezzo tra il nostro presente accelerato e un futuro che sembra immutabile, è il racconto di una storia d’amore e di un’identità contesa tra Italia e Cina, che inizia nel Novecento ai tempi del massacro di piazza Tienanmen e lascia traccia nella vita dei giovani protagonisti nati alla fine del millennio. All’inizio della narrazione Marco e Gloria, lui italiano emigrato a Berlino per studiare, lei figlia di una italiana e di un cinese scappato a Berlino dopo Tienanmen, si trovano sui monti dell’Himalaya, perduti e affamati. Fuggono da un passato opprimente, cercano il padre di lei. Il racconto è un lungo flashback che attraversa territori letterariamente inesplorati come la Cina meridionale, Hong Kong, Macao, l’Etiopia. Ma è anche il racconto di luoghi famigliari restituiti sotto una luce nuova: una Berlino asettica, dove s’incontrano i giovani emigrati europei “confluiti qui come su un’arca a rinnovare il miracolo delle scopate interculturali, a confondere l’apocalisse con una festa inaugurale”; e una Roma tropicalizzata, neopagana, percorsa da turisti ignari della storia, in un’Europa al declino che è “un vecchio malato che si chiude in casa e sbarra porte e finestre”. Il testo è scritto in un linguaggio accurato e ricercato, un ritmo spesso simile al verso, in cui s’incontrano lingue diverse – l’italiano, l’inglese, il tedesco, il mandarino. L’incontro con la Cina è anche un conflitto: la seconda voce narrante, Liang, un intellettuale cinese machiavellico e antidemocratico, avversario dei giovani italiani, racconta la stessa storia da un altro punto di vista, quello di una Cina in cui «lavare via le tracce è necessario per prevenire il contagio di idee malsane e promuovere un futuro radioso». Solo l’arte e la letteratura sembrano in grado di costituire un punto d’incontro, e proprio la letteratura, in questo romanzo, riesce a dar voce a una storia cancellata e mistificata del Novecento di cui oggi è difficile parlare, mostrando che la presa in carico del passato è la sola via di accesso al futuro. Per queste ragioni presento Risorgere come un romanzo capace di portare linfa vitale alla letteratura italiana.»

Così comincia “Risorgere”:
“È stata un’altra notte insonne nella tenda, anche per te, ma sappiamo aspettare. Quando la prima luce ha riscal­dato i piedi sono uscito sul pratone umido circondato dalla corona di cime spinose. Tu ti sporgevi incerta, i tagli degli occhi puntati sulla spirale di fiocchi di neve. Ti ho tirata in piedi, mi sei inciampata addosso, ti sei ritratta, ti sei abbracciata forte, sul viso di luna quella smorfia di dispetto che può essere l’inizio di una lite o di uno scher­zo, e io: «Che dici, andiamo?». E tu: «Vediamo che c’è là dietro». Siamo restati ad ammirare la sella innevata del passo. Che cosa si sarebbe visto da lassù, tra i vapori gelidi? Il ghiacciaio blu, le cime color cenere, il rifugio di tuo padre, lo snodo delle nostre vite: non erano al momen­to che teorie. Forse non c’era nulla, ma volevamo andare.”

Paolo Pecere (Roma, 1975) insegna Storia della filosofia. Ha pubblicato diversi saggi tra cui “L’anello che non tiene. Tolkien tra letteratura e mistificazione” (2003, con L. Del Corso), “La filosofia della natura in Kant (2009), “Dalla parte di Alice. La coscienza e l’immaginario” (2015). È autore (con R. Chiaradonna) del manuale per Licei “Filosofia. La ricerca della conoscenza (Mondadori 2018). Scrive di viaggi, scienza e letteratura su «il Tascabile». Il suo primo romanzo, “La vita lontana”, è stato pubblicato nel 2018 da LiberAria, Chiarelettere nel 2019 ha pubblicato il suo secondo romanzo “Risorgere”

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