Marina Mander
“Writers. Gli scrittori si raccontano”
www.writersfestival.it
Writers Festival
Domenica 2 febbraio 2020 – ore 16:30
“Quale felicità. Storie di ragazzi tra chiaro e scuro”
con Valeria Benatti e Marina Mander
Domenica 2 febbraio 2020 – ore 18:00
“Devo stare dentro ai tuoi occhi per vedermi”
con Marina Mander, Alessandro Mezzena Lona, Giorgio Ghiotti
Writers#8
E in questo chiaroscuro nascono i mostri
Si ha sempre più l’impressione di trovarsi immersi in una nebbia, dove passato presente e futuro sono confusi e domini un chiaroscuro che, come suggeriva Antonio Gramsci in una celebre frase, genera mostri.
I mostri, vecchi e nuovi, a volte sembra di vederli benissimo, ma più spesso si intravedono soltanto delle strane sembianze. A volte, addirittura, i mostri hanno l’aspetto della normalità. Sarebbe troppo facile se, come sosteneva Goya, il sonno della Ragione generasse orribili e riconoscibili mostri. I mostri che ci circondano sono invece spesso molto normali. Al momento opportuno però gettano la maschera e urlano, incitano all’odio, disprezzano la cultura e la vita civile. Sono molto imprevedibili. E le porte del passato, che all’improvviso si spalancano e mostrano il baratro del dimenticato e sepolto, sembrano rigidamente sigillate e per sempre sorpassate.
In questo corridoio nebbioso e poco illuminato, dove si agitano ombre e fantasmi non ben definiti, viviamo oggi.
L’ottava edizione del festival Writers, che anche quest’anno ha scelto di essere dedicato solo ad un tema, si propone di raccontare e rappresentare non l’orrido ma il normale che cela l’orrido. Per questo intendiamo chiedere a scrittori, poeti e artisti, di sforzarsi di guardare dietro il chiaroscuro della normalità quotidiana, dialogando con coloro che tutti i giorni sperimentano la nebbia e ne sono, come tutti noi, disorientati.
Raccontare, cantare, recitare non significa chiarire ma è il solo modo che conosciamo per dare luce ai dubbi, attraverso il piacere di ascoltare storie che ormai, anche i giornali, le televisioni e social media, sempre meno intendono e riescono a comunicare.
Marina Mander, scrittrice triestina, vive a Milano. Tra le sue opere: Ipocondria fantastica(Transeuropa 2000, et al. 2012), Catalogo degli addii(Editions du Rouergue, 2008, et al. 2010) La prima vera bugia(et al. 2011) pubblicato in diversi paesi europei e negli Stati Uniti e adattato per il teatro con il titolo “A corto di bugie“, Nessundorma(Mondadori 2013) finalista Premio Rapallo-Carige, Il potere del miao(Mondadori 2015), un romanzo-saggio dedicato a chi ama i libri e i gatti, uscito in Germania nel 2016 con l’editore Bertelsmann.
Ha scritto per Il Piccolo, Vanity Fair e il New York Times.
Marina Mander
“L’età straniera”
Marsilio Editori
www.marsilio.it
“L’età straniera” racconta un mondo vocale: è nelle voci che questa storia e tutte le storie si sviluppano – le parole di Florin che mancano, quelle in cui Leo si rifugia.
Leo non studia molto, ma è bravo a scuola. Non fuma tanto, ma un po’ d’erba sì. Ha una madre, Margherita, che lavora come assistente sociale e un padre che è stato matematico, è stato intelligente, è stato vivo l’ultima volta nel mare e poi è scomparso tra le onde con il pigiama e le ciabatte. Leo odia i pigiami, le ciabatte e non si fida più del mare, forse di nessuno. Odia tutte le cose fino a quando nella sua vita non arriva Florin, un ragazzino rumeno che non studia, non ha una casa, non ha madre né padre – o magari sì ma non ci sono – e si prostituisce. Florin si prostituisce e la madre di Leo decide di ospitarlo, sistemandolo nella camera del figlio, perché l’appartamento è piccolo e perché «forse potete farvi bene l’un l’altro». Leo che non ha mai fatto l’amore con nessuno e Florin che fa l’amore con tutti condividono la stessa stanza. Leo pensa di odiare Florin, che comunque è meglio di una cosa, è vivo. Leo è tutto cervello e Florin è tutto corpo: questo pensa Leo, che racconta la storia. La “scimmia” lo chiama, come una delle tre scimmiette: Iwazaru, quella che non parla. In realtà entrambi i ragazzi sono ancora forti di una fragile interezza, perché sono adolescenti e hanno ferite profonde ma corpi e sentimenti giovani. Comincia così, tutta storta, l’avventura del loro viaggio a occidente, fra estraneità e appartenenza: mistico per Leo – in continuo contatto con un tribunale immaginario che cerca di convincerlo di avere ucciso il padre – e fisico per Florin – in balia di uomini violenti in un mondo più violento ancora. “L’età straniera” racconta un mondo vocale: è nelle voci che questa storia e tutte le storie si sviluppano – le parole di Florin che mancano, quelle in cui Leo si rifugia.ù
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
www.ilpostodelleparole.it