Valentina Pisanty “I guardiani della memoria”

Valentina Pisanty Valentina Pisanty "I guardiani della memoria" Bompiani Editore

Valentina Pisanty
“I guardiani della memoria”
E il ritorno delle destre xenofobe
Bompiani Editore

www.bompiani.it

Due fatti sono sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi vent’anni la Shoah è stata oggetto di intense e capillari attività commemorative in tutto il mondo occidentale. E nello stesso lasso di tempo il razzismo e l’intolleranza sono aumentati a dismisura proprio nei paesi in cui le politiche della memoria sono state promosse con maggior vigore. Si tratta di due fatti scollegati, due serie storiche indipendenti, oppure un collegamento c’è, ed è compito di una società desiderosa di contrastare l’attuale ondata xenofoba interrogarsi sulle ragioni di questa contraddizione? La constatazione da cui trae avvio questo libro è il fallimento delle politiche della memoria, fondate sull’equazione semplicistica Per Non Dimenticare = Mai Più. La domanda più pressante per Valentina Pisanty, attenta studiosa delle logiche del negazionismo, è se tale insuccesso sia accidentale (la xenofobia cresce nonostante le politiche della memoria), o se non sia già insito nelle premesse: per come sono state impostate, quelle politiche non potevano che contribuire agli esiti che hanno prodotto. L’obiettivo di questo approccio critico è predisporsi a combattere la discriminazione in modo efficace e incisivo, che vuol dire anche onesto, consapevole e, quando necessario, autocritico.

Valentina Pisanty
Semiologa, insegna presso l’Università di Bergamo. Ha scritto saggi sulla semiotica interpretativa, sulla fiaba, sull’umorismo, sul discorso politico, sulla retorica del razzismo e sulla memoria. Per Bompiani ha pubblicato “Leggere la fiaba” (1993), “La difesa della razza” (2006), “L’irritante questione delle camere a gas” (1998, ed. ampliata 2014) e, con “Roberto Pellerey, Semiotica e interpretazione” (2004).

Gadi Luzzatto Voghera – fonte www.moked.it
www.osservatorioantisemitismo.it
L’indimenticato Claudio Pavone così si esprimeva a proposito di memorie condivise: “Quanto alla memoria comune, è un concetto privo di senso. Non c’è niente di più soggettivo della memoria: un ex partigiano e un reduce della RSI non potranno mai avere la stessa visione del passato”. Si tratta solo di alcune battute iniziali citate in un interessante volume (I guardiani della memoria e il ritorno delle destre xenofobe, Bompiani, Milano 2020) che Valentina Pisanty dedica a un complessivo e quantomai necessario esame delle ormai ventennali politiche della memoria. Al di là delle più che opportune iniziative che in numero sempre crescente vengono intraprese in ogni sede e a diversi livelli, è infatti evidente che qualcosa non funziona e non ha funzionato. La doverosa attenzione al senso delle parole, facendo attenzione a non abusarne e soprattutto a non strumentalizzarle, dovrebbe essere inserita nell’elenco delle buone pratiche per il prossimo futuro. Registrare ad esempio, come faceva Pavone, l’insostenibilità del concetto della “memoria condivisa”. Ma anche sottolineare l’inadeguatezza dell’equazione semplificatrice Shoah=antisemitismo, sempre più spesso usata e abusata, appiattendo sia la vicenda storica della Shoah sia il fenomeno ben più complesso dell’antisemitismo. Sarà senz’altro opportuno sottoporre a una profonda rivisitazione le pratiche della Memoria, per salvaguardare il lavoro fin qui prodotto (straordinario a vari livelli) e per guardare con senso critico ai possibili percorsi da intraprendere nelle politiche culturali nel futuro. Un lavoro da svolgere con urgenza per rispondere all’evidente imbarazzo nel quale ci vediamo proiettati di fronte alle due considerazioni da cui muove il volume di Pisanty: “1) Negli ultimi vent’anni la Shoah è stata oggetto di capillari attività commemorative in tutto il mondo occidentale. 2) Negli ultimi vent’anni il razzismo e l’intolleranza sono aumentati a dismisura proprio nei paesi in cui le politiche della memoria sono state implementate con maggior vigore”.


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