Sabino Maria Frassà “Cuccurucucu”

Sabino Maria Frassà Sabino Maria Frassà "Cuccurucucu"

Sabino Maria Frassà
“Cuccurucucu”
Cosa spinge l’essere umano ad andare avanti?
Cramum

www.amanutricresci.com

Cramum in occasione della VII edizione del premio Cramum presenta il libro “CUCCURUCUCU – Cosa spinge l’essere umano ad andare avanti?” a cura di Sabino Maria Frassà.

Il volume Cuccurucucu partendo dal celebre testo di Franco Battiato riflette sulla Critica della ragion pratica del filosofo tedesco Immanuel Kant. Il libro affianca opere d’arte alle riflessioni di Emma Baeri Parisi, Eugenio Borgna, Raffaella Ferrari, Sabino Maria Frassà, Alba Solaro. Opere di: Daniela Ardiri, Ludovico Bomben, Federico Borroni, Riccardo Carnaghi, Yinglu Chen, Federica Cipriani, Cristina Cusani, Laura de Santillana, Alessandro di Massimo, Jingge Dong, Jessica Maria Geraci, Elisa Giuliani, Aldo Grazzi, Luca Marignoni, Monica Mazzone, Elena Modorati, Miriam Montani, Niccolò Moronato, Leonardo Nava, Giulia Nelli, Francesco Pignatelli, Antonella Romano, Giulio Saverio Rossi, Fiorenzo Rosso, Aldo Runfola, Paolo Scirpa, Andreas Senoner, Alessandro Simonini, Federico Polloni, Sio Takahashi, Davide Tranchina.

22 di queste opere, tra cui quelle dei 12 finalisti, sono state anche selezionate per far parte della mostra “Il cielo sopra di me … e dentro di me che cosa?” aperta fino all’8 ottobre a Villa Bagatti Valsecchi e curata da Sabino Maria Frassà. I promotori del libro e della mostra sono stati anche quest’anno: Fondazione Cure Onlus, Fondazione “La Versiera 1718”, Comune di Varedo. Le iniziative hanno ottenuto il patrocinio e il supporto di Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, Comune di Milano, Istituto Confucio dell’Universita degli Studi di Milano, Studio Museo Francesco Messina.

In copertina l’opera di Andreas Senoner, vincitore del Premio Cramum 2018.

Il libro è acquistabile solo online scrivendo a infocramum@gmail.com
Viene inviato (spedito a casa o presso Villa Bagatti Valsecchi il 14 settembre) a chi farà una donazione di almeno 20 euro alla Fondazione Cure Onlus, che promuove l’iniziativa e che da anni sostiene la ricerca scientifica e l’arte in Italia.
Fondazione Cure Onus | IBAN IT46V0306909606100000012374 | Oggetto: Cramum

Laura de Santillana
“ab – L’essenza dell’Assenza” è il titolo enigmatico e intrigante della nuova mostra di Laura de Santillana, curata da Sabino Maria Frassà da Gaggenau Hub di Milano. Grazie al piano annuale di supporto all’arte del brand tedesco di Design Gaggenau e del progetto non-profit Cramum, l’artista dal 25 settembre fino al 15 novembre metterà in mostra le opere meno note, svelando la parte più intima della sua ricerca artistica e umana. Il ciclo delle grandi sculture in vetro soffiato Space Eggs e le inedite opere fotografiche Velature sono l’esempio e il monito, come spiega l’artista, che “per capire chi siamo dobbiamo cominciare a togliere e ricercare l’essenza nell’assenza”. Lo stesso titolo “ab” rimanda alle prime lettere dell’alfabeto e alla preposizione latina che indica partenza, distacco e l’allontanamento dall’origine, enfatizzando la ricerca ontologica alla base delle opere.

Come spiega meglio il curatore, Sabino Maria Frassà, “le opere di Laura de Santillana presentate in questa mostra disegnano un percorso di ascesi dalla materia all’essenza. Per comprendere l’essenza di ogni cosa bisogna accettare e anzi ricercare l’assenza, il vuoto e una “pulizia” che non è solo formale ma soprattuto interiore. Questo processo di ascesi è palesato tanto nelle opere del ciclo Space Egg quanto nell’elaborazioni fotografiche del ciclo delle Velature in cui l’artista rielabora uno scatto fotografico che Fabio Zonta fece di una sua opera del ciclo dei Grands Transparents. Il risultato è una sorta di scintigrafia dell’opera che risulta irriconoscibile a meno che non si sovrappongano i numerosi strati. L’artista espose le opere sovrapposte una sola volta nel 2014 a Venezia, ma ha scelto coerentemente alla “ricerca nell’assenza”, di dargli forma definitiva esponendo oggi gli strati singolarmente: de Santillana ha così accettato di perdere la comprensione dello scatto finale, che ritraeva una delle sue opera più iconiche, per arrivare così all’essenza della materia”.


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