MAURIZIO DE GIOVANNI

Conversazione di Livio Partiti con Maurizio De Giovanni "Vipera", Einaudi.

 

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MAURIZIO DE GIOVANNI

VIPERA

EINAUDI

Una nuova primavera si affaccia, e tenta
uomini e donne con i suoi profumi, ma anche il male è nell'aria. Manca
una settimana a Pasqua nella Napoli del 1932. Al Paradiso, esclusiva
casa di tolleranza nella centralissima via Chiaia, Vipera, la prostituta
più famosa, è ritrovata morta, soffocata con un cuscino. L'ultimo
cliente sostiene di averla lasciata ancora viva, il successivo di averla
trovata già morta. Chi l'ha uccisa, e perché? Ricciardi deve
districarsi in un groviglio di sentimenti e motivazioni. Avidità,
frustrazione, invidia, bigottismo. Amore. La scoperta di passioni
insospettabili si accompagna alla rivelazione di una città molto diversa
da come appare. Sotto i nostri occhi prendono forma, vivissimi e veri,
illuminati da dettagli sorprendenti, sorretti da una genuina vocazione
narrativa, i mercati, i vicoli, le strade, i mestieri, la rete
rigogliosa dei commerci vecchi e nuovi, accanto alla vigliaccheria e al
coraggio, alle violenze arroganti di chi pensa già di essere impunito
per sempre perché indossa una camicia nera. Tanto che uno dei compagni
di Ricciardi, il dottor Modo, vecchio estimatore di Vipera, finisce per
cacciarsi in un guaio molto serio… E il romanzo, come non mai, sembra
costruirsi da solo, sotto le mani abili di chi sa dosare e mescolare gli
ingredienti più diversi, come accade nelle vere ricette del periodo
pasquale di cui è insaporita la storia.

 

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MAURIZIO DE GIOVANNI


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così comincia:

E dimmi: lo sai, tu, cos’è l’amore?

Tu che lo vendi a due lire a incontro, cinque minuti per respirarti addosso, nemmeno il tempo di guardarti negli occhi, di
mormorare il tuo nome, pensi di sapere che cos’è l’amore? Che
ne sai tu delle lunghe attese, dei silenzi sospesi nell’ansia di una
parola, di un sorriso?

Con questo tuo corpo morbido che adesso sento muoversi
frenetico sotto di me, con queste gambe lunghe e bianche che
stringono i miei fianchi, pensi che l’amore sia questo?

Io l’ho visto, sai, l’amore. L’ho conosciuto, l’ho incontrato.
È fatto di dolore e di malinconia, di ansia e di ritorni. Non si
consuma in un attimo; non nasce e muore in posti come questo, con la musica di un pianoforte al piano di sotto e nell’odo-
re dei disinfettanti. L’amore è fatto di aria fresca e fiori, di lacrime e risate.

Tu, che mi pianti le unghie nella schiena e inarchi il bacino
contro di me, pensi di conoscerlo ma non lo conosci, l’amore.
Tu fingi sempre, fingi anche il piacere che non provi. Fingi, con
gli occhi bistrati di nero, la bocca disegnata a cuore, il neo sulla
guancia. Tutto finto. Come gli abiti lussuosi di organdis, crêpe e
voile imprimé, che qui dentro, nella cosiddetta casa dell’amore,
puoi permetterti solo tu, come il profumo francese che appesta l'aria di questa stanza.

 

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IL POSTO DELLE PAROLE

ascoltare fa pensare