Simone Perotti “Atlante delle isole del Mediterraneo”

Simone Perotti Simone Perotti "Atlante delle Isole del Mediterraneo" Bompiani

Simone Perotti
Storie, navigazioni, arcipelaghi di uno scrittore marinaio
carte di Marco Zung
Bompiani Editore

giunti.it

Il Mediterraneo è un mistero. Vi aleggiano personaggi oscuri, salvifici, pericolosi, presenze ineffabili in grado di attrarre flotte di girovaghi, pirati turchi inseguiti dagli acerrimi nemici genovesi, anonimi piloti inabissatisi nei pressi dell’isola di Alborán, vichinghi giunti navigando il Dnepr e il Mar Nero, eremiti superstiti e dimenticati. Un arabesco di storie che da geografia disegnata su un foglio diventa manuale di esistenza, mappa alla ricerca geosofica del senso. Seguendo le sue rotte potremmo sconvolgere le categorie della conoscenza, finendo col misurare la terra col canto, tracciare i confini con i colori delle spezie, usare i ricordi per contare le miglia, o le idee per riempire il volume delle cose. E allora le carte mostrebbero ben altro dal semplice profilo delle coste. Semmai il comune dolore e l’ebbra euforia che condividiamo con chi crediamo diverso da noi, solo perché abita sull’altra sponda di questo mare. Quella che sta lì, di fronte a noi, e che ancora non conosciamo.

“Ne La zattera di pietra, José Saramago immaginava una penisola alla deriva nell’oceano. Che accadrebbe se un’isola tendesse invece al ricongiungimento? Cipro sposerebbe la Siria e il Libano, da cui proviene, o vorrebbe fecondarsi con Creta? E Creta navigherebbe a sud o a nord, figlia dell’Africa o dell’Europa? Le Sporadi, le Calipsee, le Egee, le Cicladi dove andrebbero? Immagino un caos di rotte incrociate: Agios Efstratios, ferita dal terremoto, testimone di orrende prigionie, dirigerebbe a sud; Gökçeada proverebbe a sfondare le labbra dei Dardanelli, da cui pare stata sputata; Sifnos, affamata di civiltà, punterebbe forse verso Aegina, per trastullarsi con lei nelle movimentate sere del Golfo Saronico; Ustica cercherebbe le Egadi o le Eolie? Gorgonaavrebbe desiderio di basilico o rosmarino? Ponza si perderebbe nel Tirreno, pur di togliersi di dosso le odiate e invidiate sorelle Pontine. Tante di loro si unirebbero alle maggiori, Sicilia, Sardegna, Cipro, Corsica, Gerba, stanche della solitudine adulata ma crudele. Penso sempre che Alboran, con Las Palomas, Habibas e le Chafarinas, salperebbero rapide per il ponente, bisognose d’oceano, in cerca di amori transitati e perduti. Altre, infine, sfinite dal deserto azzurro, sbarcherebbero sui continenti, per provare almeno una volta nella vita come ci si sente ad essere normali.”

“Come la vita non è solo quella che vediamo per la strada, ma anche quella che si scrive e si legge nei libri che quelle vie ripercorrono, così la vera geografia non la osserviamo sulle carte politiche, ma la sveliamo conoscendo luoghi, approdando su coste diverse, parlando con gli uomini che riempiono di vita quei borghi. In un mondo che mette al centro la vita e ha rispetto della penosa e miracolosa storia dell’uomo, il dove e il come tenderebbero a coincidere, evolvendo la cartografia in psicografia, la geografia in geosofia. Come gli indigeni australiani, finiremmo forse col misurare la terra col canto, e andremmo oltre: tracceremmo confini di spezie, aree urbane di ritmi, utilizzeremmo l’atmosfera di un luogo per definirne l’ampiezza, sostituiremmo le miglia con i ricordi, i metri con le idee, gli ettari con l’armonia. Che bella mappa sarebbe! Quanta fratellanza mostrerebbe, quante differenze abbatterebbe, e quanto comune dolore, ed euforia, potremmo scoprire di condividere grazie a quegli arcipelaghi. Soprattutto, guarderemmo mappe più precise, che descrivono davvero una nostra, possibile realtà.”
dal sito: simoneperotti.com


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