Maria Rosa Cutrufelli
“L’isola delle madri”
Mondadori Editori
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Maria Rosa Cutrufelli “L’isola delle madri”
Se ne stanno raggruppate in un angolo. Una fruga dentro un cestello di plastica, un’altra strofina le mani sopra un grembiule allacciato in cintura, come per pulirsi o asciugarsi, un’altra ancora butta indietro la testa mostrando l’arco della gola. Sara le fissa una per una, le scruta con attenzione crescente, le studia, le esamina. E all’improvviso sa cosa manca e qual è la natura di quel silenzio irreale che preme contro le sue tempie: i bambini! dove diavolo sono finiti tutti i bambini?
Lasciate tranquilli quelli che nascono!
Fate posto perché vivano!
I versi di Pablo Neruda, posti – insieme alle parole di Margaret Atwood – in esergo al nuovo romanzo di Maria Rosa Cutrufelli, L’isola delle madri, ci spalancano le porte di una narrazione potente che parla di un futuro che è già presente. Si nasconde tra di noi, dilagando come un virus, parola che ricorre in questi tempi di incertezza.
Distopia attualissima, il libro racconta uno scenario che ci pone delle cruciali domande a proposito di chi siamo e qual è il mondo che stiamo costruendo per chi vivrà domani.
Sempre che riusciremo ancora ad assicurarci un domani.
Nel romanzo il cambiamento climatico ha definitivamente compromesso e avvelenato qualsiasi orizzonte di vita, le biotecnologie riproduttive hanno modificato per sempre l’esistenza degli uomini e la società, mentre un morbo si è pandemicamente diffuso: si chiama “malattia del vuoto” ed è l’incapacità di riprodursi, la sterilità.
In un mondo che ha perso la sua capacità di generare la vita, la lotta si fa sempre più ardua, mentre uomini e donne cercano di aggrapparsi – idealmente e materialmente – a quello che può tenerli in vita.
Le donne sono il fulcro del romanzo di Maria Rosa Cutrufelli: si ritrovano nell’isola che dà il titolo a questa storia, un luogo nel cuore del Mediterraneo che ospita una clinica, anche centro di ricerca, in cui in ogni modo si cerca di combattere il grande vuoto che si è creato.
Lì si incontreranno Livia, Mariama, Kateryna e Sara, la direttrice della Casa della maternità.
Quattro donne diverse per età, provenienza, trascorsi, unite dal bisogno di trovare un senso, tutte impegnate a confrontarsi faccia a faccia con l’idea di essere, o non essere, madri.
Ma cosa significa dare la vita?
Come si può assicurare una nuova aurora a quelli che verranno?
Avremo ancora la possibilità di governare il nostro tempo?
La storia narrata da Maria Rosa Cutrufelli è piena di interrogativi che ci fanno sentire piccoli di fronte all’ignoto, a quel vuoto di significati che noi stessi stiamo creando.
Ma è anche densa di sorellanza, solidarietà, possibilità.
Prima tra tutte la possibilità di fermarci di fronte alle domande che il futuro ci pone e di provare a costruire una nuova storia.
Proprio come avviene per il passaggio dal grembo materno alla realtà, ci impaurisce, è vero, ma è l’unica cosa che che ci darà la possibilità di esistere ancora.
Maria Rosa Cutrufelli è nata a Messina, ha studiato a Bologna e attualmente vive a Roma. Ha pubblicato otto romanzi, tre libri di viaggio, un libro per ragazzi e numerosi saggi. Fra i romanzi ricordiamo: La donna che visse per un sogno (finalista al premio Strega nel 2004), Complice il dubbio (da cui è stato tratto il film Le complici) e Il giudice delle donne (tutti pubblicati da Frassinelli). Il suo ultimo saggio è Scrivere con l’inchiostro bianco (Iacobelli). Ha curato antologie di racconti, scritto radiodrammi, collaborato a riviste e quotidiani nazionali. Ha fatto parte della redazione di “Noi Donne”, fondato e diretto la rivista “Tuttestorie” e insegnato Scrittura creativa all’Università La Sapienza di Roma. I suoi libri hanno vinto diversi premi e sono stati tradotti in una ventina di lingue.
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