Mario Abbati “A tempo di tango”

Mario Abbati Mario Abbati "A tempo di tango" bookabook

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“A tempo di tango”
Scacco matto a Buenos Aires
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Il Tempo che governa i passi del tango e il corso ordinato degli eventi, all’improvviso, inizia a prendersi gioco del maestro di ballo Toni de Mastrangelo: la sua vita perde ritmo e logica, trascinandolo in una caotica partita a scacchi di cui lui non conosce le regole. La sua fidanzata, la sua auto, la sua scuola di tango danno infatti segni di cedimento sospettosamente sincronizzati, spingendolo a trovare finalmente il coraggio di volare verso il luogo mitico per ogni tanghèro: Buenos Aires.

Bussola disorientata di questo viaggio è il Pangioco, una versione alternativa degli scacchi creata dal misterioso artista argentino Xul Solar, amico intimo di Borges, e acquistata per caso da Toni.
Da questo strano gioco il protagonista verrà trascinato in una sequela di inganni, pericoli e rivelazioni, insieme a collezionisti di tarocchi, un poeta postavanguardista, una conturbante massaggiatrice, un gatto psicologo e un maestro di tango che non balla.

Così comincia “A tempo di tango”:
Manipolare il tempo.
Non è una capacità accessibile alla gente normale saper dosare passato, presente e futuro all’interno di uno stesso recipiente, che sia un acceleratore di particelle, la palla di vetro di una maga, un’opera d’arte o l’abitacolo di una Panda verde immatricolata a fine ventesimo secolo. Ecco, Roberto Goyeneche, detto el polaco per il fisico smilzo e i lunghi capelli rossicci che lo facevano somigliare a uno dei numerosi immigrati polacchi a Buenos Aires, quel potere speciale riusciva a sprigionarlo in un tango, circa tre minuti di tempo-orologio, attraverso un gioco incessante di compressioni e stiramenti del tessuto del brano che suscitano in chi ascolta emozioni altrettanto contrastanti: da una parte la nostalgia, il rimpianto per un passato che le attese studiate del cantante plasmano in un oggetto così vivido da poterlo toccare; dall’altra l’aspettativa, la speranza verso un futuro che in condizioni abituali risulterebbe irraggiungibile ma che la voce del polaco, sottraendo istanti preziosi alla cadenza lineare del brano, rende straordinariamente attuale.

Mario Abbati è nato a Roma nel 1966. Laureato in Ingegneria e in Filosofia, con Terre Sommerse ha pubblicato La donna che ballava il tango in senso orario e Il paradiso delle bambole; con Alter Ego ha pubblicato Vado a comprarmi le scarpe da tango, Decimo piano, interno quattro e TanguEros – Storie di ballerini tormentati.


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