Margherita Belardetti “Il sospetto” Friedrich Dürrenmatt

Friedrich Dürrenmatt. Il sospetto. Adelphi Friedrich Dürrenmatt. Il sospetto. Adelphi

Margherita Belardetti
“Il sospetto”
Friedrich Dürrenmatt
Adelphi

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“Il sospetto”, traduzione a cura di Margherita Belardetti

Il vecchio commissario Bärlach è a fine corsa. A pochi giorni dalla pensione, giace in un letto d’ospedale. Il complesso intervento a cui è stato sottoposto è andato bene, sì, ma gli è stata diagnosticata una malattia senza scampo. È messo male, Bärlach, e le riviste che ha a disposizione per distrarsi non lo distraggono affatto: «Erano bestie, Samuel … Tu sei un medico e puoi renderti conto. Guarda un po’ questa fotografia» dice all’amico Hungertobel porgendogli un numero di «Life» del ’45. Una scena di inaudita efferatezza: nel campo di concentramento di Stutthof il dottor Nehle, medico del lager, con «l’imperturbabilità di un idolo» sta operando un prigioniero senza narcosi. Di colpo Hungertobel impallidisce. In quella foto gli è parso di riconoscere il suo antico compagno di studi Emmenberger, ora stimato proprietario della più esclusiva clinica di Zurigo, un luminare amato dai suoi pazienti, che «credono in lui come in un dio». L’atroce sospetto, però, non tarda a rivelarsi infondato, anzi «una follia»: dalle informazioni che Bärlach riesce a ottenere risulta infatti che Nehle si è tolto la vita alla fine della guerra. Eppure qualcosa non gli torna. Ci sono strane discrepanze – e ancor più strane somiglianze: le figure di Nehle ed Emmenberger sembrano confondersi. Negli occhi di Bärlach, stretti a fessura, torna a brillare l’antica vitalità quando convince Hungertobel a farlo trasferire sotto falso nome, come paziente, nella clinica di Emmenberger. Lì potrà condurre la sua ultima, solitaria battaglia contro il Male.

Friedrich Dürrenmatt
Scrittore svizzero tedesco (Konolfingen, Berna, 1921 – Neuchâtel 1990). Si affermò in campo teatrale come autore polemico, paradossale e iconoclasta, razionalisticamente scettico e insieme eticamente rigoroso, procedendo poi sulla strada d’un anticonformismo sarcastico e ironico, che non ripudia gli strumenti del grottesco virtuosisticamente manipolati. La sua opera più celebre è Der Besuch der alten Dame (1956).


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