Marco Zapparoli “Rivelerò io cosa dire di me”

Rivelerò io cosa dire di me

Marco Zapparoli
“Rivelerò io cosa dire di me”
Walt Whitman
marcos y marcos

www.marcosymarcos.com

A una persona sconosciuta
Persona sconosciuta, passi e non lo sai con quale desiderio io ti guardi,
devi essere colui che cercavo, o colei che cercavo,
con te devo da qualche parte aver vissuto una vita felice,
mi torna tutto in mente ora che quasi ci sfioriamo, fluidi, affettuosi, candidi, adulti,
crescendo con me, sei stato un ragazzo con me, una ragazza con me,
ho mangiato con te, e dormito con te – il tuo corpo non è stato più soltanto tuo né il mio
soltanto mio,
mi dai il piacere degli occhi, del volto, della carne, passandoci a fianco, tu dalla mia barba, dal
petto, dalle mani, ricevilo in cambio,
ma non ti parlerò – ti penserò quando siedo da solo, o la notte quando da solo non dormo, ti
aspetterò – perché lo so, dovrò incontrarti ancora,
sarò attentissimo a non perderti.

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Nel 1860, negli Stati Uniti, l’omosessualità era un reato. Non stupisce quindi che Whitman, prima di dare alle stampe Foglie d’erba, abbia estirpato l’espressione più viva del suo sentimento amoroso, incredibilmente aperto, o fluido, come lui stesso lo definisce, chiaramente incline all’attrazione maschile ma più in generale insofferente a ogni barriera. La nuova traduzione di Calamus, cuore della celebre raccolta, è stata condotta da Bertelli sulla trascrizione dei manoscritti originali di Whitman e testimonia in modo inedito la freschezza e la potenza di un sentimento che non conosce limiti.
Scopriamo versi inaspettati sulla centralità del corpo e su un tipo di amore che è radicale libertà d’espressione e, per questo, assume una valenza politica, rivolgendosi alle donne e agli uomini di ogni terra al pari di un messaggio rivoluzionario.
Un nuovo Whitman, attualissimo, che con la stessa forza di Oh Capitano! mio Capitano! evoca una felicità da conquistare sino in fondo, abbattendo convenzioni e apparenze per fare emergere una vita profonda ed essenziale: “Ecco le mie foglie più fragili, eppure le più forti e durature – le ultime a essere pienamente comprese. Qui adombro e nascondo i miei pensieri – non voglio esporli, eppure sono loro a espormi, più di ogni altra mia poesia”.

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