Livio Berardo “Ceretto 5 gennaio 1944”

Livio Berardo Livio Berardo "Ceretto 5 gennaio 1944" Fusta Editore

Livio Berardo
“Ceretto 5 gennaio 1944”
Cronaca di un eccido
immagine di copertina: Araldo Cavallera
Fusta Editore

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Se l’edizione originaria di questo libro raccontava attraverso le testimonianze dei sopravvissuti come era avvenuto, il presente rifacimento, sulla scorta di documenti tedeschi e carte processuali, risponde alle domande: chi ne furono gli autori? quale “logica” li guidava? perché nel dopoguerra i parenti delle vittime non ebbero giustizia?

A metà dicembre del 1943, per stroncare la crescente formazione di bande di resistenti nelle valli cuneesi, il Comando tedesco 1020 programmava “dieci azioni di guerra”. Le realizzava fra il 29 (Frabosa Sottana) e il 12-13 gennaio 1944 (Valgrana), quindi ne valutava positivamente il risultato: 242 “nemici” uccisi, 300 case bruciate o distrutte. Si trattava di dieci eccidi (contando una volta sola i raid compiuti dalla medesima formazione nello stesso ciclo di rastrellamenti in più comuni confinanti).
Uno dei più efferati, perché non rispondeva alla presenza di basi partigiane, tutt’al più a quella di un gruppo di sbandati, non riconosciuto da alcun Comitato di liberazione, fu quello di Ceretto, in cui vennero trucidati nelle loro case o al lavoro nei campi 27 civili. Era il 10% degli abitanti della frazione posta a cavallo fra Busca e Costigliole, il 20% della popolazione maschile in età lavorativa, un colpo esiziale per una comunità contadina che ha impiegato anni per uscire dal dolore delle perdite umane e dalla miseria provocata dal rogo delle abitazioni, degli attrezzi.
Il confronto fra i documenti conservati negli archivi comunali con quelli ricavabili dal Bundesarchiv di Friburgo e Coblenza e con gli Atti del processo contro Corrado Falletti e altri (Corte d’assise straordinaria di Genova) consentono di individuare le unità tedesche che condussero l’azione, come pure i corpi o squadre di fascisti della Repubblica sociale che vi diedero un rilevante contributo.

Livio Berardo, storico e già presidente dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo.


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