“La civetta cieca”
Sadeq Hedayat
traduzione di Anna Vanzan
Carbonio Editore
www.carbonioeditore.it
Pietra miliare della letteratura persiana moderna, La civetta cieca è una storia di discesa agli inferi senza ritorno, un viaggio allucinato eppur consapevole negli abissi della coscienza. Quasi fosse un sonnambulo, la mente ottenebrata da oppio e alcol, Hedayat, nella voce di un miniaturista di portapenne, ripercorre le vicende di un’intera vita, in un fluire di immagini che attraversano il giorno e la notte, l’amore e la morte. Il resoconto lirico e terribile di questo viaggio è un libro senza tempo che appartiene a buon diritto ai capolavori del Novecento. Il simbolismo e l’esistenzialismo francese, alla cui scuola Hedayat si era formato, incontrano la cultura orientale in un componimento di rara profondità e bellezza. Tradotta per la prima volta in italiano direttamente dal persiano, torna in libreria un’opera maledetta finalmente resa in tutta la sua pienezza e restituita al suo splendore più autentico.
Traduzione e introduzione di Anna Vanzan
Anna Vanzan (Venezia, 1955) iranista e islamologa, ha pubblicato numerosi saggi dedicati alle civiltà del Medio Oriente. Nel 2017 ha ricevuto il premio MIBACT alla carriera per il lavoro di traduzione dal persiano e la diffusione della cultura persiana in Italia.
Sadeq Hedayat (Teheran, 1903 – Parigi, 1951) è stato tra i massimi intellettuali iraniani del XX secolo. Di famiglia nobile, frequentò un liceo francese a Teheran, per poi trasferirsi in Belgio, a Parigi e successivamente in India. Studioso della letteratura occidentale, della storia e del folklore dell’Iran, tradusse numerose opere in persiano e fu autore di romanzi, raccolte di racconti, saggi critici e opere teatrali. Morì suicida a Parigi. Pubblicato a Bombay nel 1936, La civetta cieca poté cominciare a circolare in Iran soltanto nel 1941, dopo l’abdicazione di Reza Shah Pahlavi, e tuttora subisce una forte censura in patria.
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