GIANNI BIONDILLO

Conversazione di Livio Partiti con Gianni Biondillo "Cronaca di un suicidio", Guanda

 

GIANNI BIONDILLO

CRONACA DI UN SUICIDIO

GUANDA

 

Una semplice vacanza a Ostia, con la figlia
Giulia. Doveva essere un momento di relax
per l’ispettore Ferraro: qualche giorno
di distensione per cercare di costruire un
nuovo rapporto con quella ragazzina in
piena adolescenza. Durante una nuotata al
largo una barca alla deriva attira la loro attenzione.
A bordo un biglietto lascia intendere
che qualcuno ha deciso di porre
fine alla sua vita. Perdono tutti e a tutti
chiedo perdono
, c’è scritto. E sotto, Non
fate troppi pettegolezzi
. Parole prese in
prestito da Cesare Pavese, che Giulia, lettrice
appassionata, riconosce subito.


Una volta chiamati i colleghi di Roma, la
faccenda sembrerebbe finita lì per Ferraro,
se non fosse che il suicida ha lasciato
un’ex moglie a Milano, e all’ispettore tocca
l’ingrato compito, tornato a casa, di informare
la donna. E così, suo malgrado, in
una calda estate milanese, Ferraro si trova
coinvolto insieme alla figlia in un’indagine
sul destino di un uomo qualunque, Giovanni
Tolusso, che partito dal nulla era
riuscito caparbiamente a costruirsi una vita
dignitosa. Fino a quando, in un’assolata
mattina romana, il recapito di una cartella
esattoriale aveva segnato l’inizio della sua
fine…
 

 

ascolta qui la conversazione

GIANNI BIONDILLO

 

"Giovanni Tolusso si svegliò di buon umore. Aveva sognato qualcosa che
non ricordava, ma questo non era strano, aveva una attività onirica
muta, senza memoria, che però gli lasciava al mattino sensazioni che poi
si portava addosso nell’arco dell’intera giornata. Insomma, qualunque
cosa avesse sognato quella notte era qualcosa di dolce, di positivo, di
allegro. Forse aveva sognato Barbara, chi lo sa… Stava bene. Si
sentiva bene, in pace col mondo, in armonia con le cose. Molto faceva il
tempo. S’era alzato tardi, come al solito, e da dietro le tende
guizzavano raggi luminosi: era una di quelle giornate primaverili che
solo Roma sa regalarti a inizio dicembre. Un sole caldo, un’aria fresca e
frizzante. Sotto la doccia s’accorse del calcare che otturava qualche
buco, facendo schizzare l’acqua un po’ a casaccio, si ripromise di
nettare tutto al più presto."

 

 

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