GIAN MARIO VILLALTA

Conversazione di Livio Partiti con Gian Mario Villalta


Alla fine di un'infanzia felice

 

GIAN MARIO VILLALTA

ALLA FINE DI UN'INFANZIA FELICE

MONDADORI

 

Quella che sta cominciando non sarà per Guido una giornata come le
altre. Arrivato in ufficio, nella casa editrice dove lavora come editor,
lo attende una busta.


Ma non è il solito aspirante scrittore in cerca di attenzione. Il tempo
di leggere il mittente e il cuore di Guido ha un sussulto. Sergio
Casagrande. Un nome che porta con sé le ferite di un passato sepolto.


Il grande amico di infanzia, perso per sempre dopo un dramma terribile e mai dimenticato.


Bastano le prime parole del libro per capire che le sorprese non sono
finite: – Mercoledì mattina ho visto Guido- scrive Sergio. Sarà vero?
Che Sergio l'abbia seguito? E da quanto tempo?


Per scoprirlo non resta che immergersi nella lettura.


E rendersi conto che, davvero, il romanzo parla di lui, di loro, dall'infanzia fino al presente.


Per Guido comincia un viaggio nella memoria, in un tempo lontano,
l'estate in cui nacque la sua amicizia con Sergio, nelle campagne del
Friuli abitate dalle loro famiglie. I giri in motorino, la caccia alle
rane, fino all'incidente che ha cambiato ogni cosa.


D'improvviso però la narrazione dei ricordi si interrompe e il
romanzo-nel-romanzo comincia a parlare di un dramma coniugale, una
storia di infedeltà che apparentemente non ha legami con quanto
raccontato fino a quel momento. E poi, con un altro salto, ci troviamo
nel presente, intere settimane in cui Sergio pedina Guido, ne segue ogni
mossa, scava negli angoli più in ombra della sua vita. Mentre, pagina
dopo pagina, il confine tra fiction e realtà si assottiglia fino a
scomparire.

Con un grande crescendo emotivo, Gian Mario Villalta
trascina il lettore nel labirinto di specchi di un libro sorprendente,
una sapiente costruzione metaletteraria che vibra di intense passioni
umane. Perché Alla fine di un'infanzia felice è una riflessione
sui rapporti tra verità, memoria e immaginazione. Ma è anche, e
soprattutto, la storia del secondo, definitivo incontro di due amici
perduti, sullo sfondo di una terra di confine che gli eventi storici di
fine secolo hanno mutato per sempre.

Gian Mario Villalta (Pordenone, 1959) ha esordito come poeta, presentato da Antonio Porta su 'Alfabeta' nel 1986. Tra le sue raccolte di poesie, Vedere al buio (Luca Sossella 2007) e, per la collana 'Lo Specchio', Vanità della mente (premio Viareggio).
Altrettanto intensa la sua attività di studioso e di critico. Con Stefano Dal Bianco ha curato il Meridiano Le poesie e prose scelte di Andrea Zanzotto. Ha pubblicato i romanzi Tuo figlio (Mondadori 2004), Vita della mia vita (Mondadori 2006), e il saggio Padroni a casa nostra (Mondadori 2009). È direttore artistico di Pordenonelegge.

 

 

ascolta qui la conversazione

GIAN MARIO VILLALTA

 

 

"Penso alle vite innocenti

delle persone nei romanzi: sanno che morranno

ma non che il romanzo finirà."

Mark Strand

 

 

IL POSTO DELLE PAROLE

ascoltare fa pensare