Ernesto Di Renzo “A proposito del gusto”

Ernesto Di Renzo Ernesto di Renzo "A proposito del gusto" Cinquesensi Editore

Ernesto Di Renzo
“A proposito del gusto”
50 dissertazioni sul cibo e sul vino dal fare quotidiano al coronavirus
Prefazione di Alberto Capatti
Fotografie di Francesco Scipioni
Cinquesensi Editore

https://www.cinquesensi.it/

Il Sapiens è un onnivoro aumentato capace di mangiare di tutto, o quasi. Inoltre è un vorace divoratore di icone, di simboli, di valori, disposto a utilizzare amatriciane, fiorentine, sushi, pokè, spritz e pecorini per i più svariati scopi extra-alimentari: raccontarsi, distinguersi, professarsi, fantasticare, connettersi agli altri, dare senso al tempo e ai fatti che lo riguardano. Oltreché, naturalmente, per accaparrarsi qualunque cosa sia in grado di procurargli appagamento, beatitudine e soddisfazione. Anche se questo include cose inutili o dannose per la nutrizione e la salute: compreso il mangiare quando si è sazi o l’inghiottire generose quantità di sostanze nocive variamente presenti in molti cibi dall’elevato richiamo gustativo. Quanto tutto ciò accada nella consapevolezza o nell’automatismo dei comportamenti è precisamente quello che il libro si prefigge di indagare, adottando un misurato sguardo da lontano con cui mettere a fuoco ciò che è troppo vicino per essere compreso.

Abruzzese delle montagne ma da anni residente a Roma, è antropologo all’Università di Roma Tor Vergata dove ricerca e approfondisce, da prima che l’argomento diventasse un tema ridondante degli studi accademici, i significati culturali che l’uomo costruisce attorno al cibo e gli infiniti modi in cui decide di mangiarlo.

“È assai arduo dare alle stampe un libro sul cibo e le pratiche sociali del mangiare ai tempi disgraziati del Coronavirus. Così come è altrettanto arduo pensare che quanto si è scritto anteriormente al marzo 2020 possa continuare a incrociare il gradimento e gli interessi di chi legge oggi. Ciò perché si è tutti totalmente immersi, e persi, in un frangente di eccezionalità che richiama con forza a cose di differente natura e priorità. Cose che orientano i bisogni quotidiani verso altrovi in cui tutto è nebuloso, incerto, da definirsi. Ma soprattutto che dànno la sensazione che niente potrà tornare a essere come prima e che, di conseguenza, quanto si potrà leggere in queste pagine sembrerà appartenere a un passato non riguardante più niente e nessuno.
Allora che fare, rinunciare? Dichiararsi storico? Professarsi archeologo? Oppure è più conveniente ricominciare da capo nella scrittura, indirizzandola verso quei temi dell’oggi che la premierebbero del beneficio psicologico da instant book. Come si può capire il dilemma non è affatto di quelli semplici. E dunque, a rischio di incorrere in una strana e particolare forma di obsolescenza programmata (addirittura prenatale), si è deciso di andare avanti lo stesso nel progetto editoriale, sperando nella curiosità del lettore di volersi riconoscere in ciò che era, che è, e che comunque continuerà a essere: un onnivoro curioso che nel cibo vede nutrimento, sostentamento, piacere, novità, divertimento, sapere, arte. In una parola, cultura. Un onnivoro curioso ma anche un onnivoro “a scartamento ridotto”, se si tiene conto di tutte le regole, i limiti, i divieti che lo orientano nella scelta delle cose da mangiare. Un onnivoro diverso dai suoi consimili suidi, muridi, ursidi, blattoidi, ciprinidi che mangiano tutto ciò che le loro bocche riescono a ingurgitare, gli stomaci a digerire e gli intestini ad assimilare: senza porsi scrupoli di sorta e in assenza di qualsivoglia pulsione etica.”


IL POSTO DELLE PAROLE
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