EMANUELA E. ABBADESSA

Conversazione di Livio Partiti con Emanuela E. Abbadessa "Capo Scirocco", Rizzoli.

 

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EMANUELA E. ABBADESSA

CAPO SCIROCCO

RIZZOLI

 

Capo Scirocco

 

Siamo a fine Ottocento. L’aria di Capo Scirocco è tiepida e profumata di
glicine la mattina in cui Rita Agnello, nobildonna di gran carattere e
bellezza, nota un ragazzo che dorme sotto un arco. Approdato in Sicilia
con solo pochi stracci e la sua potente voce da tenore, Luigi è giunto a
Capo Scirocco su un carro, al riparo di un oggetto prodigioso e
sconosciuto: «una grossa goccia nera e lucida, tutta piatta sopra e come
tagliata da un lato». Ovvero un pianoforte a coda, che il giorno prima
ha visto scaricare al porto. Adesso ne ha perso le tracce, ma ha trovato
una benefattrice. La signora, sfidando ogni convenzione sociale, lo
accoglie con tutti gli agi a palazzo Platanìa e gli offre un’educazione
aristocratica: Luigi studia canto, frequenta i salotti della città,
assapora il vento che le dà il nome e che si dice faccia impazzire le
donne. Rita pare sempre più vitale, meravigliosa agli occhi del ragazzo
che nel frattempo ha ritrovato il pianoforte: appartiene ad Anna, la
giovane figlia di un mercante di agrumi. Ogni sera la ascolta suonare
dalla strada, sogna di stregare le platee di mezzo mondo come cantante
lirico e si sente già cresciuto, quasi uomo. Ma quando soffia lo
scirocco, due donne nella mente di un ragazzo sono troppe. In un romanzo
che ha la forza di un classico, Emanuela Abbadessa dà vita a una
Sicilia voluttuosa e nobile, e ci racconta come il demone d’amore, in
tutto simile a un vento caldo e irresistibile o a una melodia
struggente, accende i desideri e travolge i cuori.

 

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EMANUELA E. ABBADESSA

 

 

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