David Bidussa
“The time is now”
Chiarelettere
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Quanta sete di giustizia, quanta carica vitale, quanta voglia di futuro. Una stagione durata almeno un decennio (1967-1977) è qui rappresentata attraverso i discorsi e gli interventi di alcuni protagonisti di quegli anni nel tentativo di recuperare le diverse anime del ’68 e capire oggi se è rimasto qualcosa di allora, e come. Per questo il volume propone all’inizio il discorso di Emma González, pronunciato all’indomani dell’ennesima strage in una scuola in Florida, che è un forte atto di accusa contro Trump e la sua generazione.
Ma le idee del ’68 arrivano da lontano, così è utile ricordare il progetto modernissimo della Repubblica romana di Pisacane, del 1849, che si salda alla lotta di altri eroi che hanno dato la vita per un futuro di libertà, come Luther King, Mandela, Robert Kennedy, Che Guevara (sebbene il suo incitamento all’odio risulti oggi inaccettabile), senza dimenticare don Milani e la sua lotta al militarismo.
Per entrare nel cuore del ’68 non potevano mancare la sferzante polemica di Pasolini contro gli studenti, gli interventi di Viale, Dutschke, Marcuse, e poi di Fo, Basaglia, Havel, le loro denunce contro i poteri e la violenza delle istituzioni, fino ad arrivare a Langer e al suo appello a vivere con meno anziché con più cose. Una vera rivoluzione. Chiude il libro l’analisi lucida e disincantata di Giorgio Gaber.
David Bidussa (1955), storico sociale delle idee, è autore di numerosi saggi, tra cui: “Dopo l’ultimo testimone” (Einaudi 2009) e “Il passato al presente” (con Paolo Rumiz e Carlo Greppi, Fondazione Feltrinelli 2016).
Con Bollati Boringhieri ha curato Norberto Bobbio, Claudio Pavone, “Sulla guerra civile” (2015) e Victor Serge, “Da Lenin a Stalin” (2017).
Con Chiarelettere ha curato “Siamo italiani” (2007); Antonio Gramsci, “Odio gli indifferenti” (2011 e 2016); Leon Trotsky, “La vita è bella” (2015); Shaftesbury, “Lettera sul fanatismo” (2017).
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