Cinzia Pozzi “Torino Spiritualità”

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Cinzia Pozzi
“Torino Spiritualità”

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Torino Spiritualità
Sottopelle: quando il corpo diventa bionico
domenica 2 ottobre 2022 ore 15 | il Circolo dei lettori, sala gioco
con Cinzia Pozzi, giornalista medica e Michele Bellone, science writer


Un mattino la giornalista Cinzia Pozzi sente il petto “risuonare”. È la voce del suo coinquilino meccanico, un defibrillatore sottocutaneo usato per trattare aritmie pericolose: quando i battiti si fanno troppo veloci o il cuore si ferma del tutto, il dispositivo emette una scarica elettrica che ripristina il ritmo cardiaco. Oggi che la tecnologia medica lo consente, che cosa significa convivere con un corpo fatto non solo di carne e ossa, ma di cavi e microchip? Che cosa vuol dire destreggiarsi tra sirene, sibili e bip bip di un corpo bionico?


https://www.vivaticket.com/it/ticket/sottopelle-quando-il-corpo-diventa-bionico/188623


Cinzia Pozzi
“Corpi estranei”
Codice Edizioni

https://www.codiceedizioni.it/
Monica si ricarica prima di uscire di casa per non restare paralizzata dal dolore. Antonio tiene a bada i sintomi motori del Parkinson con un telecomando. Zack e Dylan, in classe, si connettono via bluetooth alle voci dei compagni. Quella di chi convive con pacemaker, defibrillatori cardiaci impiantabili, impianti cocleari e sistemi per la Deep Brain Stimulation è una quotidianità diversa, con cui sempre più persone devono fare i conti. Mentre media, aziende produttrici ed esperti parlano solo di innovazione, Cinzia Pozzi capovolge il punto di osservazione e racconta le storie delle persone che si affidano a questi dispositivi: come ci si adatta a un corpo fatto non solo di carne e ossa? Serve fare manutenzione? E come si viene percepiti dalla società dopo l’impianto? Attraverso le voci dei pazienti, tra evidenze scientifiche e progetti pilota, Corpi estranei delinea uno scenario fatto di sfide individuali e collettive, dilemmi etici e tanta disinformazione; ma invita anche a riflettere sui limiti dell’uso della tecnologia in medicina, sull’importanza della collaborazione attiva dei pazienti nel percorso di cura e su quanto siamo disposti a fidarci del progresso nella speranza di stare meglio.

«Allora non si sentì una cavia, bensì una pioniera, ma all’eccitazione di essere tra i primi pazienti a beneficiare di un microchip così nuovo si era anche affiancata, da un certo momento in poi, l’incertezza riguardo alla sicurezza dell’intervento di impianto e alle conseguenze a lungo termine della convivenza con il piccolo ospite. Dopotutto, non conosceva nessuno che avesse incorporato quel dispositivo prima di lei».

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