Arianna Cecconi “Festival della Mente”

Arianna Cecconi - Festival della Mente Arianna Cecconi "Festival della Mente"

Arianna Cecconi
“Festival della Mente”
Da dove vengono i sogni?
Uno sguardo antropologico sulla notte

festivaldellamente.it


Arianna Cecconi – Festival della Mente
Sabato 5 settembre 2020 ore 18:00

Da dove vengono i sogni? Uno sguardo antropologico sulla notte

«I sogni vengono da fuori», dicono i comuneros quechua che vivono sulle Ande peruviane. Perché sogniamo? Da dove vengono i sogni? Sono messaggi delle divinità, visite delle anime dei morti, desideri repressi che approfittano del buio per parlare? Le risposte mutano con il variare delle epoche e delle società. A partire da una ricerca etnografica nata sulle Ande e poi continuata in Europa, si esploreranno i diversi modi di sognare, raccontare, interpretare. E si capirà come a volte perfino gli avvenimenti storici e le crisi sociali entrano nei nostri sogni, fino ad arrivare a creare una trama onirica collettiva.

Arianna Cecconi è antropologa e vive e lavora a Marsiglia. Ricercatrice affiliata all’École des Hautes Études en Sciences Sociales, insegna antropologia all’École Nationale d’Architecture di Marsiglia. Svolge attività di formazione in contesti non accademici, collabora con radio, compagnie di teatro, scuole e centri socio-sanitari. Dal 2010 lavora con l’artista visuale Tuia Cherici nel progetto e con il Centro del sonno dell’ospedale La Timone di Marsiglia. L’Acqua della paura (Bruno Mondadori, 2003) e I sogni vengono da fuori (Ed.it, 2012) sono frutto delle sue ricerche antropologiche. Teresa degli oracoli è il suo primo romanzo pubblicato da Feltrinelli (2020).


“I sogni vengono da fuori”
Un’etnografia della notte
EditPress

Se sognare è un’attività universale, diverse sono le interpretazioni e il modo di vivere quella metà della vita che passiamo addormentati. Sognare in pianura è diverso che sognare in cima a una montagna, sognare durante una guerra è diverso che sognare in tempo di pace. Questo libro esplora l’intimo dialogo tra il giorno e la notte, tra la veglia e il sonno, e la continuità che lega i due mondi di cui l’essere umano è cittadino. I sogni che vengono fatti sulle Ande peruviane diventano una porta per visitare altri luoghi, un punto di vista per avvicinarsi alla vita delle persone, delle società e agli eventi storici che lasciano le loro indelebili tracce anche nella notte.


“Teresa degli oracoli”
Feltrinelli Editore

Le cose invisibili e i segreti non perdonano mai la distrazione e la fretta.

“Ci portiamo dietro il passato come le balene che nel grasso della pancia conservano le ossa di quando camminavano. Mentre nuotano, enormi balene, i pesci le guardano e non sospetterebbero mai che quei grandi animali al loro fianco prima respiravano aria e camminavano sulla terra. Forse neanche le balene lo ricordano, ma lo sanno dentro. Lo sa il loro corpo e quel segreto lo custodiscono nella pancia, sedimentato nel grasso di quella nuova vita. Anche Teresa si portava addosso i suoi segreti come le balene”

Teresa custodisce da sempre un segreto di cui è ormai l’unica depositaria. È vecchia, ostinata, e quando intuisce che la sua mente e la sua memoria si sono fatte labili, decide di non mettere a repentaglio ciò che ha tenuto nascosto per una vita intera. Così una sera si sdraia nel letto e non si alza più: per dieci anni, “zitta e immobile, fissava quello che gli altri chiamavano vuoto e che lei aveva imparato a interpretare”. La sua famiglia però, ostinata, porta il letto al centro del salotto e dell’esuberante vita della casa, che è tutta al femminile: oltre a Teresa, ci sono le figlie, Irene e Flora, la cugina Rusì, la badante peruviana Pilar e Nina, la nipote. È lei a raccontare la loro storia, che inizia nel momento in cui la nonna si sta spegnendo e le cinque donne le si stringono intorno per vegliarla. Prima di andarsene, Teresa regala loro quattro oracoli – uno portato dal vento (come quello che indicò a Ulisse la via del ritorno), uno scritto sulla sua pelle (come la tradizione tramanda sia avvenuto a Epimenide), uno fatto di nebbia e di poesia (come al cospetto della Pizia di Delfi), uno che diventa fulmine (secondo la tradizione della Sibilla Eritrea)… Sono oracoli che sciolgono il nodo che blocca le loro esistenze, liberandole dalle paure, dal senso di colpa, dal passato, dall’incapacità di affacciarsi sul proprio futuro. E, liberando le loro esistenze, Teresa libera finalmente se stessa.

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