Antonio Gabrieli “A piedi nudi in Paradiso”

Giulia Gabrieli. A piedi nudi in Paradiso

Antonio Gabrieli
“A piedi nudi in Paradiso”
Giulia Gabrieli
Illustrazioni: Bruno Dolif
Prefazione: Monsignor Francesco Beschi
Edizioni Messaggero Padova

www.edizionimessaggero.it

Si può vivere una malattia come se fosse un’avventura? Giulia dimostra che sì, è possibile. Con il coraggio e la serenità dei ragazzi che a volte fanno sentire piccoli gli adulti: il tumore scoperto a 12 anni, la lunga battaglia insieme ai suoi medici “supereroi” combattuta da ragazza “normalissima”, eppure capace, al culmine di un intenso percorso spirituale, di entrare a “piedi nudi in Paradiso”. Una storia straordinaria raccontata dalla protagonista stessa e illustrata per i ragazzi dell’iniziazione cristiana. Una storia solo apparentemente senza lieto fine.

Giulia Gabrieli è nata a Bergamo il 3 marzo 1997. Ha testimoniato pubblicamente la sua lotta al tumore ed è morta il 19 agosto 2011, dopo avere completato il testo di una coroncina di “ringraziamento” al Signore. Ha scritto “Un gancio in mezzo al cielo” (ediz. Paoline, 17 ristampe, tradotto in 5 lingue). È in corso la causa di beatificazione.

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“Questa è la storia di Giulia Gabrieli, 14 anni, malata di tumore. Sappiate fin da subito che Giulia ce l’ha fatta. È vero, non è guarita: è morta la sera del 19 agosto, a casa sua, nel quartiere di San Tomaso de’ Calvi, a Bergamo, proprio mentre alla Gmg di Madrid si concludeva la Via Crucis dei giovani. Eppure ce l’ha fatta.

Ha trasformato i suoi due anni di malattia in un inno alla vita, in un crescendo spirituale che l’ha portata a dialogare con la sua morte: «Io ora so che la mia storia può finire solo in due modi: o, grazie a un miracolo, con la completa guarigione, che io chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare. E li vorrei realizzare proprio io. Oppure incontro al Signore, che è una bellissima cosa. Sono entrambi due bei finali. L’importante è che, come dice la beata Chiara Luce, sia fatta la volontà di Dio».

Giulia era fatta così: diceva queste cose enormi, che a noi adulti tremolanti sembrano impronunciabili, con la lievità dei suoi 14 anni. Eppure era una ragazza normale. Anzi, rivendicava spesso la sua normalità: era bella, solare, genuinamente teatrale, amava viaggiare, vestirsi bene e adorava lo shopping. Un’esplosione di raffinata vitalità, che la malattia, misteriosamente, non ha stroncato, ma amplificato.”

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