“AnarcoAracnoAnacro” Tomás Saraceno

AnarcoAracnoAnacro AnarcoAracnoAnacro

Paolo Falcone
curatore della mostra di:
Tomás Saraceno
“AnarcoAracnoAnacro”
Siracusa, Area Monumentale della Neapolis

Tomás Saraceno, artista argentino di origine italiana che vive e lavora a Berlino, è considerato uno dei maggiori protagonisti della scena artistica contemporanea internazionale e uno dei più influenti attivisti per la salvaguardia del pianeta che sfida, attraverso le sue opere, i modi dominanti di vivere e percepire l’ambiente. Nella mostra AnarcoAracnoAnacro presenta un progetto multimediale creato appositamente per l’Area monumentale della Neapolis di Siracusa, dove l’artista opera per la prima volta, uno dei più importanti complessi archeologici del Mediterraneo con una superficie di circa 240.000 metri quadrati che comprende il Teatro greco, il cosiddetto Santuario di Apollo Temenite, l’Ara di Ierone II, l’Anfiteatro romano, le latomie del Paradiso, Intagliatella e Santa Venera, fino alla cosiddetta Tomba di Archimede.

Fino al 30 gennaio 2022, i tradizionali percorsi archeologici della Neapolis saranno attraversati e intercettati dal percorso narrativo sperimentale di Saraceno. Archeologia, ecologia, aracnomanzia, arte e attivismo sociale dialogheranno, tessendo nuove poetiche visive.
La mostra, a cura di Paolo Falcone, è promossa dalla Regione Siciliana – Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, dal Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai. È prodotta e organizzata da Civita Sicilia in collaborazione con Studio Tomás Saraceno, INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico e Accademia d’Arte del Dramma Antico.
L’esposizione è concepita come un dispositivo narrativo volto a moltiplicare le storie raccontate dal sito archeologico, si interroga sulla centralità della storia umana e in particolare su quella dell’Occidente, che trova il suo momento fondativo proprio nell’epoca classica. La ragnatela, l’aracnomanzia, l’evocazione e la reinterpretazione dei miti, così come il concetto di metamorfosi diventano concetti guida per ripensare e riscoprire l’intreccio di forme di vita, linee temporali e reti simbiopoietiche che animano l’Area, portando l’attenzione del pubblico a rivolgersi a coloro che l’hanno abitata per milioni di anni, come le 46 specie di ragni che sono state ritrovate all’interno. Aracronie e antropocronie, geo-storie e idro-storie, mitologie ibride e post-umane raccontano le urgenze del presente attraverso linguaggi oracolari e vibrazioni impercettibili, chiedendo ai visitatori di prestare attenzione alle reti di vita che ci collegano alle nostre ecologie circostanti e di riconoscere la responsabilità necessaria per fermare il ciclo distruttivo del Capitalocene.


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