Daniela Liberti
traduttrice
“La chiocciola sul pendio”
Arkadij e Boris Strugackij
Carbonio Editore
www.carbonioeditore.it
Daniela Liberti traduttrice “La chiocciola sul pendio”
Tradotti in tutto il mondo, i fratelli Arkadij (1925-1991) e Boris (1933-2012) Strugackij sono tra i più noti scrittori russi di fantascienza. Costantemente osteggiati dalla critica, ma amati e seguiti da una schiera di ammiratori e imitatori, scrissero numerose opere in cui il rapporto tra un presente vissuto e un futuro immaginato viene descritto con uno stile e un linguaggio unici e affascinanti.
Esperto di letteratura nipponica l’uno, astronomo e matematico l’altro, iniziarono a pubblicare nel 1959, sancendo una collaborazione durata tre decenni.
Tra le loro opere più conosciute: È difficile essere un dio, Picnic sul ciglio della strada (dal quale Andrej Tarkovskij trasse il film Stalker), La città condannata. In Russia è in corso la pubblicazione dell’opera omnia dei due celebri autori.
Scritto nel 1965, La chiocciola sul pendio era considerato dai fratelli Strugackij il loro romanzo più completo e significativo. La satira di una società pervasiva e opprimente, basata sul culto della forza e dell’attivismo sfrenato, è qui portata all’estremo con il “Direttorato per gli Affari della foresta”, un organismo abnorme e inaccessibile che sogna di permeare di sé l’intera vita silvana.
Al contempo, uno strano labirinto fatto di visioni surreali di un mondo in sfacelo, tra zone off limits, carcasse, torbide paludi, creature mostruose attorniate da una vegetazione insidiosa e ancestrale, schiude al lettore scenari avventurosi e coinvolgenti.
Carbonio presenta, tradotto per la prima volta dall’originale russo e nella sua versione integrale fino ad oggi inedita, un capolavoro dimenticato della letteratura sovietica, in cui si ritrovano echi di Saltykov-Šcedrin, Swift e Kafka: una riflessione amara e quanto mai attuale sul rapporto tra l’uomo e il Potere e tra l’uomo e la Natura.
Con una postfazione di Boris Strugackij.
Le ginocchia mi tremavano, poiché ora sapevo che la foresta esisteva, e questo significava che tutto ciò che avevo pensato fino ad allora era solo lo scherzo di una scarsa immaginazione, una pallida e debole menzogna. La foresta esiste e questo enorme, cupo edificio si occupa del suo destino…
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