ROBERTO MANDRACCHIA

Conversazione di Livio Partiti con Roberto Mandracchia

 

ROBERTO MANDRACCHIA

"VITA MORTE E MIRACOLI"

BALDINI & CASTOLDI

 

 

Da generazioni, nella famiglia di Canio Calicchia si tramandano due cose: il ginocchio valgo e il lavoro come custode nel cimitero di Retolo. Per Canio un impiego qualsiasi in una vita piatta e ripetitiva, tra la tumulazione di un defunto e una sigaretta di trinciato forte, tra una visita settimanale dal dottore e una dalla prostituta.

Quando in paese inizia a girare la voce che Nunziatella Levo, una vecchietta che da sempre bada alla sua terra e alle sue galline, parla con Gesù, la Madonna e con le anime del Purgatorio, le cose iniziano a cambiare. Arrivano i primi fedeli in pellegrinaggio, poi il flusso aumenta di giorno in giorno, e con questo arriva anche tanto denaro destinato a contaminare la quiete della comunità. Soltanto Canio, col suo candido e isolato spaesamento, rimarrà insensibile alle ragioni della convenienza. Perché sa qualcosa che gli altri non sanno: un segreto che lo unisce al padre che non c’è più.

Tra ex sindaci alcolizzati e ragazze dark, cani randagi e colombi torraioli, ciechi, talassemici, orfani, depressi, posseduti e personaggi famosi, professori materialisti sull’orlo del divorzio, parenti rapaci e consiglieri attenti al soldo e alla morale, si snoda questa commedia atroce sulla superstizione e la corruttibilità umana.

 

 

ascolta la conversazione

ROBERTO MANDRACCHIA

 

 

 

"Vita morte e miracoli", così comincia:

Il cimitero, se uno lo vede dall’alto, è a forma di fica; lo sanno tutti, in paese.
Perché è a forma di fica, ho chiesto una volta a mio padre.
Perché ci doveva essere uno che voleva far ridere e l’ha fatto così.
Non capisco, ho detto.
Mio padre ha sospirato.
Quando uno nasce da dove viene fuori, mi ha chiesto.
Da una fica, ho risposto.
Ecco, e così quando muori ci ritorni dentro.
Chi era questo che l’ha fatto?
Non lo so, ma si dice l’abbiano impiccato in piazza.

 

Mio padre come me faceva il custode del cimitero e, prima di mio padre, mio nonno e, prima di mio nonno, il mio bisnonno. Nella mia famiglia, oltre al ginocchio valgo, ci tramandiamo questo cimitero a forma di fica. In paese dici Mandracchia e tutti si raspano i coglioni. Due giorni fa mi è venuto a trovare per sempre il ragioniere Rampulli. Soltanto qualche giorno prima, al bar, l’ho visto bere l’amaro alla faccia dei preti e ordinarne un altro alla faccia dei preti per poi accendersi una sigaretta alla faccia dei preti. Lui diceva di fare così ogni cosa, alla faccia dei preti. Il pomeriggio in cui il ragioniere mi è venuto a trovare per sempre, il prete, nella cappella del cimitero, ha benedetto la sua bara e poi se n’è andato al bar. A bere un amaro.
Il ragioniere Rampulli era molto amico della moglie del farmacista Chiosa e si vede che anche il farmacista doveva saperlo perché, mentre infilavo il ragioniere nel suo buco all’interno della fica, ha sparato a sua moglie così ieri mi è venuta trovare per sempre anche lei come il ragioniere Rampulli. Se mio padre non fosse qui con me, per sempre dentro la fica, gli avrei chiesto perché il farmacista Chiosa ha sparato alla moglie. Probabile che mi avrebbe risposto che voleva far ridere, e io non avrei capito.
Ci sono tante cose che non capisco come quella volta che mi è venuto a trovare per sempre il mio amico Giacomino, quello con cui giocavo da bambino, e al bar poi mi hanno detto che l’avevano trovato appeso a una corda, ma io non capivo perché stava appeso alla corda coi pantaloni e le mutande abbassati.
Voleva far ridere, ho chiesto a quelli del bar.
Nessuno mi ha risposto e il ragioniere Rampulli ha giocato la schedina del totocalcio alla faccia dei preti.

Ti senti solo, mi ha domandato mia sorella una volta che sono andato a pranzare a casa sua.
Quando?
Mia sorella ha sospirato.
Lì al cimitero ti senti solo, mi ha domandato.
E perché mai, le ho detto, è pieno di gente che mi viene a trovare per sempre.
Anche mia sorella ha il ginocchio valgo e dice sempre che non vuole fare figli perché poi le escono col ginocchio valgo e una vita da consumare dentro un cimitero con quella forma lì.
Fai male, le ho detto una volta, perché il dottore Morvi dice che io figli non ne posso fare perché c’ho un problema mio e se manco tu ne fai io quando muoio non mi posso infilare dentro un buco da solo.
Mi hai convinto, ha detto mia sorella.
Io quella volta le ho sorriso, ma sono passati due anni e ancora figli non ne ha fatti.
Io di figli non ne posso fare non soltanto per via del problema mio che ha detto il dottore Morvi, ma perché in paese quando dici Mandracchia anche le donne si raspano i coglioni; e questa è un’altra cosa che non capisco dal momento che loro, tra le gambe, hanno solo il cimitero del paese.
L’unica che non si raspava i coglioni era quella ragazzina che invece di starsene in casa o di passeggiare per il corso del paese con le amiche veniva qui al cimitero. Era sempre pallida, vestita tutta di nero e sotto l’occhio sinistro si disegnava una lacrima scura; con le braccia penzoloni e un’espressione tra la noia e il disgusto girava per i vialetti in ghiaia e ogni tanto si fermava a guardarmi pulire il marmo delle lapidi o sostituire i lumini rotti. Facevo finta di niente, ma lei tutta nera come un corvo un pomeriggio mi ha rivolto la parola.
Come hai detto scusa, le ho detto con le mani che già mi sudavano.
Sai qual è il significato della morte, mi ha domandato.
Lo so quando mi arriva lo stipendio dal comune, ho risposto.
E lei tornava ogni pomeriggio: diceva una frase, io le rispondevo con una o due frasi e finiva lì; questo per mesi.
Io sono nata morta, mi diceva.
Impossibile, le dicevo, se nascevi morta stavi già qui dentro un buco come il figlio dei Sinisca.
Sei il principe delle tenebre, mi diceva.
No sono Roberto Mandracchia, le dicevo, il custode del cimitero. Se in paese dici Mandracchia, aggiungevo, tutti si raspano i coglioni.
Apriamo qualche bara, mi chiedeva.
E che ti interessa, le dicevo, dentro ci sono soltanto i morti.
Per mesi con le mani che mi sudavano quando diceva qualcosa, quella lacrima che tutte le volte scendeva dal suo occhio sinistro e la voglia di fare un figlio dal ginocchio valgo con lei. Ma non avevo il coraggio di andare oltre la seconda frase, lei non andava oltre la prima e così restavamo a guardarci, tra le lapidi e le statue degli angeli che piangono. Poi lei ha smesso di venire al cimitero e al bar, tra le chiacchiere, mi è sembrato di capire che la sua famiglia si era trasferita in città e significa che non mi verrà mai a trovare per sempre. Le mani non mi sudano più.

 

 

 

 

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