CRISTIANO CAVINA

Conversazione di Livio Partiti con Cristiano Cavina

 

 

CRISTIANO CAVINA

"INUTILE TENTARE IMPRIGIONARE SOGNI"

MARCOS Y MARCOS

 

All'istituto tecnico Alberghetti non suona la campanella. Una sirena da contraerea urla la fine dell'ultima ora. Confittoni è preoccupato: ha un intorto con una tipa di ragioneria e non può certo presentarsi con quella felpa piena di scheletri e simboli satanici.
La tipa che lo aspetta insegna catechismo. Oscar Rosini, sultano dei pluriripetenti, si impietosisce: con gesto fluido da torero si sfila il fedele montoncino e lo drappeggia
sulla felpazza dannata. Con le falde del montoncino svolazzanti e un sorriso immenso, Confittoni saltella verso il suo intorto. Creonti e Figna lo guardano invidiosi dal cancello. Vittime predestinate del rientro pomeridiano, restano lì a rollare canne con una mano sola. Confittoni torna in ritardo, con un occhio nero e il montoncino insanguinato.
A Creonti viene in mente la vicina del piano di sopra, che ha visto in cortile con il labbro spaccato e una ciabatta sola. Forse è per quello che si muove per primo.
Aggrappato al piano b più scricchiolante del mondo, sfidando gli anatemi del vicepreside baffuto in tuta verde, affronta campioni della pace arcobaleno che ti stampano otto punti di sutura sulla fronte. Non l'ha proprio scelto, Creonti, ma ormai c'è dentro fino al collo.
C'è un torto da vendicare, e molto di più. Ci sono sogni che non puoi mettere in gabbia e cuori che si spezzano. Ci sono cose che non cambiano. C'è una libertà, almeno una, che non ci faremo togliere. La libertà di scegliere che cosa cantare.

In forma strepitosa, Cavina ci parla d'amore: dei gioielli veri e fragili di un momento, di monete false e di bigiotteria.
Con la dolcezza di un cantastorie, scena dopo scena, trasforma aule di scuola in una giungla misteriosa, e tra scimmie, avvoltoi e pantere ci porta fin là, in una piccola cucina, dove una verità semplice, senza pretese, illumina gli occhi dietro un ferro a vapore.

 

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CRISTIANO CAVINA

 

 

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