Cesare Martinetti

Origami – La Stampa

Articolo di Cesare Martinetti, direttore editoriale di Origami
Un solo foglio, le molte pieghe dell’attualità.

Rallentare e riflettere.
Se avete incominciato a leggere questo articolo, avete una buona ragione per arrivare fino in fondo: quello che stiamo per dirvi vi riguarda, perché significa che la lettura di un giornale di carta è un gesto che appartiene alla vostra vita. Benvenuti nel club delle persone che hanno voglia, curiosità, pazienza e gusto per scendere qualche minuto dalla giostra della giornata e fermarsi a leggere delle parole scritte su un materiale antico e nobile come la carta.

Noi de La Stampa abbiamo pensato che questo capitale umano di curiosità meritasse qualcosa di nuovo e da giovedì pubblicheremo un settimanale che si chiama Origami. Perché questo nome giapponese? Perché questo giornale sarà composto da un solo foglio di carta, che si piega e dispiega, che troverete in edicola piegato in piccolo formato – grosso modo A4, tanto per capirci – e che si apre fino ad arrivare al formato grande dei vecchi quotidiani prima della diffusione del tabloid. Sarà in carta «migliorata» che significa spessa all’incirca il doppio di quella dei quotidiani per poter essere aperto e richiuso più volte, perché il nostro giornale ha l’ambizione di farsi conservare in un angolo della vostra libreria.

Un vero «origami», dunque, in senso fisico e figurato: da un semplice foglio di carta alle figure complesse, attraverso pieghe e contenuti. Un solo argomento a settimana, molteplici punti di vista. E anche linguaggi diversi: opinioni, interviste, la riscoperta di vecchie pagine dimenticate, la poesia, una graphic novel, il disegno, una grande infografica nella piega più estesa dove si scopriranno tutte i numeri che danno una cifra al tema della settimana. Nessuna pubblicità, un euro e cinquanta il prezzo in edicola, come il quotidiano, perché Origami è un giornale consapevole del proprio valore e non si butta via.

È una formula originale e non l’abbiamo inventata noi, ma uno sperimentatissimo tandem del giornalismo francese: Eric Fottorino e Laurent Greilsamer, già direttore e direttore della redazione di Le Monde, che poco più di un anno fa hanno fondato le1, subito riconosciuto come una delle formule più innovative nel mondo della carta stampata, terremotato e depresso dalla rivoluzione digitale. I giornali sono in crisi, l’abbiamo raccontato mille volte, ma non lo è l’informazione, mai stata così abbondante, ancorché caotica e contraddittoria. Sugli spalti dei quotidiani di carta dove si ha la sensazione di vivere come in fortezze assediate dalle molteplici forme di Internet, da tempo si sente arrivare una domanda molto precisa dei lettori fedeli: dateci senso, profondità, spessore, analisi. In altre parole: fateci capire.

Molta informazione (troppa?) può rovesciarsi in nessuna informazione. Da tempo ci era dunque ben chiaro che si doveva fare qualcosa per reagire al contagio di confusione e spesso di leggerezza che la velocità di internet induce nell’informazione tradizionale: lo sforzo dei quotidiani di carta per reagire è stato in questi anni titanico, anche se non sempre felice. Ma si può tentare qualcosa di più: recintare uno spazio dove rispondere alla domanda di senso. L’incontro de La Stampa con le1 nasce di qui. Fottorino e Greilsamer (che sono due vecchi amici dai tempi di Le Monde) avevano progettato un modo di recintare quello spazio che noi stavamo cercando. Il nostro «partenariat» è stato dunque naturale, quasi istintivo. Ognuno fa il suo giornale, con il suo gusto, la sua sensibilità le sue inclinazioni. Ma lo spirito e la radicalità della formula sono gli stessi: rallentare e riflettere, ogni settimana, una questione di attualità e molti punti di vista. Un giornale di carta, che non disprezza lo smartphone che ormai accompagna compulsivamente ogni momento della nostra giornata, non si mette in competizione con il tablet, ma si offre come uno strumento diverso per soffermarsi e decrittare quell’attualità che ci scorre sotto gli occhi nostop, dove l’ultima dichiarazione dell’allenatore della Juventus è sullo stesso piano di una presa di posizione di Obama sulla guerra in Siria, di una nuova strage di migranti nel Mediterraneo o di un terremoto in Pakistan.

Di cosa ci occuperemo? Di tutto. Il primo numero è su Putin, il secondo sarà su Roma, gli altri vedremo. Ci scriveranno i giornalisti e gli editorialisti de La Stampa e del Secolo XIX, scrittori, ricercatori, tutti quelli che hanno la competenza di dire una cosa interessante e originale sull’argomento della settimana. Il nostro settimanale vuole anche essere un luogo di sperimentazione per giovani «graphic-novelisti» e disegnatori. È un luogo aperto. Si comincia con un semplice foglio di carta: provate a piegare e dispiegare, aprire e chiudere. Mettetelo in tasca, portatelo a casa e mettetelo in un posto asciutto. Tornerà utile.

Twitter @cesmartinetti

Cos’è un origami
Antica arte giapponese di ottenere figure varie piegando più volte e in modo diverso un foglio di carta (o-ri-gami, deriva da «oru» piegare e «kami» carta)
Legato alla filosofia Zen, l’origami è caratterizzato dalla predilezione per l’astrazione e l’essenzialità delle pieghe: deve essere la fantasia dell’osservatore a completare la figura rappresentata con semplicità ed eleganza. Qui sopra una delle prime figure, la gru.

Come si legge
Il settimanale «Origami» si legge pian piano, aprendolo. Prima la copertina, grande come un foglio A4, poi le due pagine centrali, poi si apre ancora e si leggono le quattro pagine centrali, infine si apre in tutta la sua estensione come un poster
La carta è «migliorata», adatta per resistere alle piegature.

www.lastampa.it

IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
www.ilpostodelleparole.it