Adriano Prosperi
“Dialoghi sull’uomo”
Alle origini del mondo attuale: incontri e scontri di culture nell’età della “prima globalizzazione”
dialoghisulluomo.it
Adriano Prosperi
Alle origini del mondo attuale: incontri e scontri di culture nell’età della “prima globalizzazione”
Domenica 26 maggio 2019, ore 17:00 – Teatro Bolognini, Pistoia
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Con la “globalizzazione” si è posto il problema della difficile convivenza di diverse grandi potenze. Ma c’è stata anche una “prima globalizzazione”, all’inizio dell’età moderna, sulla quale è in atto una riflessione storiografica importante. Allora fu l’Europa a guidare una fase rivoluzionaria della storia mondiale. Due furono i modi della tentata unificazione del mondo conosciuto: la conquista e l’assoggettamento politico e religioso del continente americano, fino alla sua assimilazione alla cultura europea, e la ricerca di un “accomodamento” tra cultura europea e culture orientali, avvicinate grazie alla navigazione portoghese fino ai porti cinesi e giapponesi. Qui le dimensioni e la forza politica e militare, ma anche la ricchezza delle culture di India, Giappone e Cina limitarono l’avanzata degli europei a tentativi di penetrazione pacifica mediante il commercio e prove di dialogo tra culture condotte da missionari gesuiti.
Adriano Prosperi
“Un volgo disperso”
Einaudi Editore
einaudi.it
Per la conoscenza storica le vite dei lavoratori della terra sono rimaste nell’ombra. In assenza di testimonianze dirette bisogna rifarsi ai medici condotti, obbligati a vivere tra i contadini per occuparsi della loro salute. L’obbiettivo della medicina ufficiale fu quello di risanare l’ambiente di lavoro e di vita della collettività attraverso il controllo dei fondamentali parametri dell’igiene: aria, acqua, suolo. Ciò obbligò i medici a studiare le condizioni di vita dei contadini. Impegnati nella lotta contro le malattie epidemiche e la mortalità infantile, i medici condotti denunziarono le condizioni di vita dei contadini, in numerose inchieste e statistiche realizzate dai regimi napoleonici, dall’Austria e poi, sistematicamente, dallo Stato italiano. E furono materia delle topografie sanitarie dedicate ai comuni dove operavano. Emerge qui sempre piú netta la barriera sociale che divide la cultura ufficiale dal mondo contadino: l’igiene. La sporcizia appare come il segno ineliminabile di un mondo a parte, tanto da raggiungere talvolta gli estremi del razzismo.
Quali erano le condizioni di vita dei lavoratori della terra nelle campagne italiane dell’Ottocento? Pierre Bourdieu ha coniato per i contadini la definizione di «classe oggetto», che inevitabilmente si affaccia in questo libro. Essa esprime la loro subalternità nella storia europea dei secoli scorsi: individui rappresentati da altri, oggetto di commiserazione o paura per ribadirne la condizione subalterna. Quella classe fu cancellata dalla cultura dominante anche perché priva dei mezzi per farsi conoscere. Nel secolo XIX inchieste, statistiche e topografie sanitarie misero davanti all’opinione pubblica rappresentazioni della realtà contadina che aprirono un conflitto interno agli schieramenti politici. Tornare sui contadini dell’Ottocento costringe a varcare un tempo tanto breve nel computo delle generazioni quanto remotissimo nelle rappresentazioni culturali. La vigente strutturazione del racconto storico misura la nostra distanza dal passato con la scansione delle epoche. Cosí l’età del Risorgimento si è guadagnata una sua dimensione che l’allontana da noi. Eppure quel secolo XIX e quella storia dell’Italia di allora ci compaiono davanti come una presenza familiare se solo la misuriamo con le generazioni dei nostri personali antenati. Ma il tempo dei nostri bisavoli era davvero vicino al nostro? E quanto regge quell’articolazione scolastica del disegno del passato che lo ha inserito nell’epoca che chiamiamo contemporanea? Questa è la domanda che ci accompagnerà nel viaggio attraverso le fonti ottocentesche di Un volgo disperso.
Adriano Prosperi, già docente di Storia moderna alle università di Bologna, della Calabria e di Pisa, è attualmente professore emerito di Storia moderna presso la Scuola Normale Superiore. Si è occupato di storia della cultura e della vita religiosa italiana ed europea nella prima età moderna. Tra le sue opere ricordiamo: Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari (1996, nuova edizione 2009); Dare l’anima. Storia di un infanticidio (2005); Giustizia bendata (2008); Il concilio di Trento: una introduzione storica (2001); Delitto e perdono (2015); La vocazione. Storie di gesuiti tra Cinquecento e Seicento (2016) per Einaudi; L’eresia del Libro Grande (Feltrinelli, 2000); Il seme dell’intolleranza. Ebrei, eretici, selvaggi. Granada 1492 (2013); Identità. L’altra faccia della storia (2016) per Laterza. Il suo ultimo libro, Un volgo disperso. Contadini d’Italia nell’800 (2019, Einaudi).
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