Ada Masoero “Kandinskij. Il cavaliere errante”

Ada Masoero Ada Masoero, Kandinskij Il Cavaliere Errante, Mudec Milano

Ada Masoero
Kandinskij
Il cavaliere errante
in viaggio verso l’astrazione
MUDEC Museo delle Culture, Milano

fino a 9 luglio 2017
www.mudec.it

Mostra a cura di Silvia Burini e Ada Masoero

dal catalogo mostra
Ada Masoero
“Siamo all’inizio di un percorso che porterà la pittura, con le sue sole forze, a diventare un’arte astratta e a realizzare nalmente una composizione puramente pittorica. L’artista deve essere cieco alle forme ‘note’ o ‘meno note’, sordo alle teorie e ai desideri della sua epoca. Deve ssare gli occhi sulla vita interiore, tendere l’orecchio alla necessità interiore.”

Questa mostra ci parla di un duplice viaggio: uno reale (quello compiuto da Vasilij Kandinskij nei suoi anni universitari, nella regione nordica di Vologda), che fu generatore di emozioni tanto potenti e incancellabili da mutare, di lì a qualche anno, il corso della sua vita; e uno ideale, interiore: quell’itinerario che, attraverso tappe progressive e ritorni sui propri passi, improvvise folgorazioni spirituali e profonde riflessioni teoriche, lo avrebbe condotto da una pittura figurativa, posta ancora nel solco della tradizione (Il porto di Odessa, 1898), a un’assoluta, sovversiva, inusitata non-oggettività: a un distacco dalla realtà fenomenica che avrebbe rivoluzionato l’arte del Novecento. Il viaggio in regioni lontane e isolate, in cerca del “primordio”, era un evento ricorrente fra gli artisti più innovativi degli anni tra Otto e Novecento. Le Accademie del tempo promuovevano, infatti, un’arte mimetica e una pittura “smaltata” e forbita, antiquata nei contenuti come nella forma: una ricetta indigesta per i più sperimentali di loro che, invece, andavano in cerca di un nuovo codice espressivo, essenziale e più autentico. Per trovarlo, perlustravano luoghi remoti e selvaggi e si immergevano in mondi primigeni, custodi – ai loro occhi – di un’autentica “verginità dello sguardo”: l’aveva fatto già Gauguin, spingendosi, da Parigi, dapprima in Bretagna e poi addirittura in Polinesia, e lo fecero tanti esponenti delle avanguardie europee dell’inizio del Novecento, mentre altri si limitarono a “viaggiare” virtualmente, praticando i musei etnografici d’Europa: come l’allora Musée du Trocadéro di Parigi, fonte d’ispirazione per Picasso e per i cubisti con l’“art nègre” e per Modigliani con l’arte khmer, o il Museo etnologico di Dresda (il Völkerkundemuseum), ricco di reperti polinesiani, frequentato con assiduità dagli esponenti della Brücke.
Ai russi, invece, non occorreva varcare confini né visitare musei “esotici”, poiché il loro immenso impero racchiudeva un vero patrimonio di etnie e di culture diverse, da quelle ugro-finniche dei popoli sirieni, stanziati a nord di Mosca (la meta del viaggio di Kandinskij), alle culture sciamaniche siberiane, a Oriente, giù fino a quelle islamiche, delle regioni dell’Asia centrale, arricchite, queste, anche dal bagaglio semantico e simbolico portato loro dalla Via della Seta…

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catalogo
Kandinskij – il cavaliere errante
Il Sole24 Ore Cultura
A cura di Silvia Burini, Ada Masoero

Testi di Igor’ Aronov, Natal’ja Avtonomova, Giuseppe Barbieri, Matteo Bertelé, Ol’ga Brjuzgina, Silvia Burini, Ada Masoero, Nicoletta Misler, Giada Viviani.

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