Tomaso Montanari “Biennale Democrazia”

Tomaso Montanari Tomaso Montanari, Biennale Democrazia

Tomaso Montanari
“Biennale Democrazia”
Torino
www.biennaledemocrazia.it

Tomaso Montanari insegna Storia dell’arte moderna presso l’Università ‘Federico II di Napoli. Tra i suoi libri: A cosa serve Michelangelo? (Einaudi 2011), Il Barocco (Einaudi 2012), Le pietre e il popolo (minimum fax 2013), Privati del patrimonio (Einaudi 2015), La libertà di Bernini. La sovranità dell’artista e le regole del potere (Einaudi 2016). È vicepresidente di Libertà e Giustizia. Scrive su la Repubblica, sul cui sito tiene il blog Articolo 9.

1 aprile – 15:30
Tomaso Montanari e Giusi Nicolini
modera Bertram Niessen
a cura del Polo del ’900

Questi anni di crisi hanno fatto emergere modelli nuovi di relazione tra luoghi e cittadini e forme di partecipazione più inclusive, affermando la centralità di reti e relazioni tra luoghi e comunità di riferimento. Da un lato il mondo globalizzato con confini fisici e geografici sempre più labili, dall’altro i non-luoghi che si espandono, divenendo transito precario per migrazioni epocali. Ne discutono la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini e lo storico dell’arte Tomaso Montanari, sul crocevia inedito di storia, arte, urbanistica e forme in divenire dell’organizzazione sociale.

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Tomaso Montanari
“La libertà di Bernini”
Einaudi Editore
www.einaudi.it

Gian Lorenzo Bernini non ha un posto nella genealogia dell’arte moderna: quella che parte dalla rivoluzione di Caravaggio, e attraverso Velázquez, Goya e Manet, conduce agli Impressionisti, e dunque alle avanguardie. L’artista piú potente, ricco e realizzato dell’Italia secentesca, «il dittatore artistico di Roma», è sempre stato considerato troppo organico alla propaganda dei papi e dei gesuiti per poter aver parte in questa storia di libertà. Basandosi su oltre vent’anni di ricerca, e ribaltando la lettura corrente di opere, fonti e documenti, questo libro dimostra il contrario: a modo suo, Bernini ha seguito Caravaggio sulla via del conflitto, arrivando a sacrificare una parte del proprio successo pur di difendere la sovranità sulla propria arte. Ed è anche grazie a questa tensione che le opere di Gian Lorenzo ci appaiono ancora cosí terribilmente vive. Bernini seppe uscire dalle regole, pagandone tutte le conseguenze e facendo leva sul giudizio di un’embrionale opinione pubblica europea per affrancarsi dall’arbitrio dei principi. Le sue mani e la sua testa divennero l’unica misura che accettava, e il suo atelier fu insieme luogo della creazione e teatro della libertà. Ma come dimostrare questa tesi? Nelle sue biografie «ufficiali» affiorano cospicue smagliature, fra loro coerenti, che questo libro individua e allarga, una per una. Costruendo cosí per le opere di Bernini una nuova chiave di lettura.

«L’obiettivo è quello di restituire al lettore un Bernini diverso. Piú complesso: che non smentisca, cioè, la sua immagine stabilita, ma la veda riempirsi di contenuti articolati, tra loro in tensione e – perché no? – in contraddizione. Un Bernini diviso fra la tentazione di far sparire ogni segno di conflitto (per consegnarsi ai posteri come una specie di santo taumaturgo dell’arte figurativa) e la contrastante pulsione a far invece emergere precise spie del suo malessere, della sua insoddisfazione, della sua vera e propria ribellione: da una parte il Bernini che “diceva che il portarsi ad operare era a lui uno andare a deliziarsi al giardino”, dall’altra quello che, citando Michelangelo, sibilava: “nelle mie opere caco sangue”. La scelta di presentare una visione di Bernini “tutto intero” nasce anche dalla consapevolezza della necessità di una storia dell’arte “integrale”, cioè di una storia dell’arte che utilizzi tutti gli strumenti messi a punto nella storia della disciplina: e che dunque sappia connettere l’analisi stilistica a quella iconografica, alla storia sociale dell’arte, alla storia della critica d’arte e cosí via. Infine, ho cercato di scrivere un libro che, pur essendo frutto di una lunga ricerca scientifica, non sia rivolto alle trenta persone in tutto il mondo che fanno a loro volta ricerca su Bernini, o alle duecento che la fanno sul Seicento artistico italiano. Anche per questo ho deciso di far sfociare la mia ricerca degli ultimi anni in un libro scritto non solo per gli specialisti. Perché la storia dell’arte è troppo importante per lasciarla tutta agli storici dell’arte».

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