Roberto Livi
“La terra si muove”
marcos y marcos
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“La terra si muove”
Lui non invidia i miliardari o le genti belle di successo, lui invidia l’uomo che riesce a dormire sempre. Il talento del dormitore lui non l’ha mai avuto, ed è tutta colpa delle emozioni forti. La casa che il padre gli ha lasciato scivola lentissimamente sopra una frana; le crepe si allargano un decimo di millimetro al giorno e la madre ottantenne non vuol saperne di muoversi di lì. È costretto a urlare, a minacciarla di mandarla al ricovero, per convincerla a trasferirsi con lui in città. Non vorrebbe mai farlo, soprattutto la storia del ricovero. Sa bene di non avere i soldi per pagare la retta. Certe sere, per calmarsi, prova a leggere un libro, ascoltare Schumann o aprire il frigorifero. Se è davvero troppo giù, l’unica è uscire. A Pesaro dopo cena di aperto c’è solo la sala scommesse; e dopo aver perso mezzo stipendio non gli resta che salire in macchina e andarsene in Romagna a bere birra. Nel locale una bionda gli sorride e gli si siede accanto. Ha un nome difficile da pronunciare, e una bellezza che piace a tutti; la invita a cena, le regala un vestito che addosso a lei vale tutti i soldi che costa. Accanto a lei, il senso della vista ha la meglio su tutti gli altri e lui non prova più nessun dolore. Dicono la droga fa male, ma il problema è che qui tutto è una droga. Dopo dieci chilometri di separazione, sente già nello stomaco una mancanza spaventosa. Non gli viene su il respiro e questo vuol dire che è caduto nella dipendenza da una donna. Son le cose necessarie quelle che fanno più male. Anche il sole, anche il vino, anche le donne. Storia molto tenera e molto comica di un uomo di oggi a cui manca la terra sotto i piedi.
Roberto Livi nasce a Pesaro nel 1967. Frequenta le scuole elementari dall’età di sei anni, ma, a causa di un disturbo da deficit di attenzione e dislessia, impara a leggere le prime parole soltanto all’età di sette anni. Terminate con fatica le scuole dell’obbligo, entra come apprendista in una falegnameria dove, tra una lavorazione e l’altra, ha l’occasione di suonare qualche nota su una fisarmonica di proprietà del falegname capo. Durante una di queste sue improvvisazioni, viene notato da un anziano maestro di musica il quale, certo di trovarsi di fronte un genio della tastiera, lo convince a lasciare il lavoro per intraprendere lo studio della musica. Dopo quattro anni di studi sotto la guida del maestro (piano, fisarmonica, organo, armonia e contrappunto), il maestro stesso ammetterà d’essersi sbagliato. Dal 1997 riprende il lavoro di falegname dedicandosi alla costruzione di strumenti musicali.
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