Paolo Pombeni
“Che cosa resta del ’68”
Il Mulino Editore
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L’eredità di quanto si manifestò nel ’68 non è nelle risposte e nelle proposte che allora furono elaborate. È davvero nella ripresa di quel grido, profetico al di là di quel che allora si percepiva: questo non è che l’inizio.
Il sistema scolastico, il lavoro, la cultura capitalista, la Chiesa, il ruolo della donna, la politica: come movimento di massa il Sessantotto intercettò i problemi innescati da un mondo che stava cambiando, e con la sua forte carica contestataria mise in discussione ogni singolo ambito della vita sociale. Se le risposte che diede furono spesso velleitarie o sbagliate, esso tuttavia registrò e accompagnò quella transizione di civiltà di dimensioni epocali che si sarebbe manifestata appieno più tardi e che oggi ci sfida prepotentemente.
“L’eredità di quanto si manifestò in quell’anno non è nelle risposte e nelle proposte che allora furono elaborate. Non è neppure nel movimentismo come risposta alle ansie sociali, che allora si seppero in qualche modo anticipare, mentre oggi quasi sempre ci si limita a rincorrerle. E’ davvero nella ripresa di quel grido, profetico al di là di ciò che allora si percepiva: -non è che l’inizio-“.
Paolo Pombeni, professore emerito presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna, con il Mulino ha pubblicato tra l’altro «Il primo De Gasperi» (2007), «La ragione e la passione. Le forme della politica nell’Europa contemporanea» (2010), «Giuseppe Dossetti» (2013) e «La questione costituzionale in Italia» (2016).
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