Miro Silvera
traduttore di:
“Buongiorno, mezzanotte”
Jean Rhys
Adelphi
adelphi.it
«Tristesse, che parola graziosa…». Nella Parigi degli anni Trenta, dove ogni alberghetto è uguale all’altro e ogni café può celare un nuovo, tormentoso incontro, una donna che scopre di non essere più giovane insegna a sé stessa l’arte del distacco. E Londra, dove presto dovrà tornare, non le riserva niente di meglio: «Perché non ti sei annegata nella Senna?» le domanda l’ultimo parente che sembrava disposto a occuparsi di lei. Per Sasha, ormai, si tratta solo di dimenticarsi «dei vicoli bui, dei fiumi bui, del dolore, della lotta», delle «voci che loro usano come pugnali». E quando i giorni e le notti si fanno ancora più solitari e desolati, c’è un unico modo per sopravvivere alla sua caparbia, febbrile perdizione: «Soprattutto non piangere in pubblico, e se possibile nemmeno in privato». Meglio tingersi subito i capelli di biondo cenere e correre all’appuntamento con quello strano gigolo dalla nazionalità indecifrabile e la lunga cicatrice che gli attraversa la gola.
Jean Rhys, pseudonimo di Rees Williams, Ella Gwendolen
Scrittrice inglese, nata a Roseau, capitale di Dominica (Piccole Antille), il 24 agosto 1894, morta a Exeter (Devonshire) il 14 maggio 1979. Dopo la morte del padre emigrò in Inghilterra (1910) e si diplomò presso la Royal Academy of Dramatic Art di Londra. Negli anni fra le due guerre, prima di stabilirsi definitivamente in Gran Bretagna, visse per un certo periodo a Parigi, dove ebbe modo di frequentare numerosi circoli culturali e d’incontrare artisti e scrittori, fra i quali J. Joyce, E. Hemingway, e F.M. Ford, cui va il merito di averne scoperto la sensibilità e le doti di fine narratrice.
Le tematiche ricorrenti nelle opere della R. sono, in particolare, l’emarginazione, la solitudine, le crisi interiori, le frustrazioni delle donne nella società del tempo. Le sue eroine, senza identità ben definita in termini di classe, nazionalità, origine e razza, sono quasi sempre delle emarginate, lucidamente consapevoli delle enormi difficoltà che tale condizione comporta a esseri come loro, che non riescono a capire i complessi meccanismi della società in cui si trovano a vivere. Pervase da un senso d’inquietudine e di sfiducia verso un mondo ostile, sono ineluttabilmente preda del vortice distruttivo dell’esistenza. Al crudele e arido mondo occidentale la scrittrice contrappone spesso quello delle Indie occidentali, cioè il mondo che fu della sua infanzia e della sua prima giovinezza, dove, nonostante i contrasti razziali e culturali, esistevano ancora calore, solidarietà umana, senso della vita e una natura amica e rigogliosa. Nel caso della R. non si può parlare di autobiografismo diaristico in quanto i dati concreti dell’infanzia, che riaffiorano continuamente, sono sezionati e oniricamente ricostruiti, arricchiti di connotati passionali e polemici densi di elementi simbolici e fantastici. In quanto alla tecnica narrativa, assai chiara appare la derivazione dal monologo interiore di J. Joyce e di V. Woolf, e l’ascendenza del point of view di H. James e di F.M. Ford.
Dopo il primo volume di racconti, The left bank and other stories, preceduto da un’entusiastica prefazione di Ford (1927), la R. ha pubblicato i romanzi Postures (1928; ripubblicato nel 1929 col titolo Quartet), After leaving Mr. Mackenzie (1931; trad. it., Dopo l’addio, 1975), Voyage in the dark (1934), Good morning, midnight (1939; trad. it., 1973). Ambientati nelle natie Antille sono i più recenti Wide Sargasso sea (1966; trad. it., 1971), un romanzo che le fece ottenere nel 1967 lo Smith Literary Award e lo Heinemann Award; e i racconti riuniti in Sleep it off, Lady (1976; trad. it., 1982). Altre novelle la R. aveva raccolto in Tigers are better-looking (1968). Nel 1984 è stata pubblicata una parte dell’epistolario (Letters 1931-66).
fonte: www.treccani.it
Miro Silvera, è nato ad Aleppo in Siria nel 1942 da antica famiglia sefardita. Vive e lavora a Milano. È autore di poesie, saggi e romanzi, editi da Frassinelli (L’ebreo narrante, 1993; Margini d’amore, 1994; Il prigioniero di Aleppo, 1996; Il senso del dubbio, 2001; Contro di noi: un viaggio personale nell’antisemitismo, 2003), Salani (Cinema & video terapia, 2007; Libroterapia, 2007; Libroterapia 2, 2012), Ponte delle Grazie (Il passeggero occidentale, 2009). In anni recenti ha pubblicato per et.al Edizioni Io Yeoshua chiamato Gesù, un’edizione riveduta e ampliata di un romanzo nato insieme alla sceneggiatura del film I giardini dell’Eden, scritta con il registra Alessandro d’Alatri (Premio Kieslowski e Premio S.I.A.E.).
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