Michael Davide Semeraro
“Torino Spiritualità”
torinospiritualita.org
Torino Spiritualità
Il “no” del figlio, il “no” del discepolo
Venerdì 28 settembre, ore 18.30
Circolo dei Lettori, Torino
Dire dei “no” comporta una fatica che a volte paralizza, a volte fa indietreggiare nei perimetri sicuri della concordia superficiale e del facile assenso. Il monaco benedettino Michael Davide Semeraro ci mostra però che è lo stesso Gesù, con la forza del suo agire, a insegnare che libero non è chi dice sempre “sì”, ma chi sa pronunciare anche dei “no”. E così dovrebbe essere il discepolo: capace di contrapporsi senza fuggire, perché formato alla scuola di una nuova ed eversiva coerenza.
L’incontro fa parte del ciclo Il segno di contraddizione
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
Gli Amici di Torino Spiritualità possono prenotare un posto in sala
Dal sito lavisitation.it
Non siamo un’abbazia, non siamo un priorato e se siamo un monastero lo siamo nella misura più piccola come è appunto una “domus monastica”. Siamo attualmente tre monaci che cercano di vivere la fedeltà alla tradizione benedettina nella Congregazione Sublacense-Cassinese, cogliendo ogni giorno gli appelli della vita fino ad assumerne le costrizioni e le necessità.
Il mistero che ispira la nostra vita è quello della Visitazione, che è anche il titolo della parrocchia in cui viviamo. Ecco la Koinonia de La Visitation, una fraternità in cui la koinonia – comunione – è al primo posto nelle relazioni tra di noi e con quanti incrociano, in vario modo, la nostra vita.
Pur essendo una piccola comunità, non siamo isolati e in questo siamo aiutati e sorretti dal riferimento al monastero di En Calcat (Francia) e dalla cura di padre André-Jean Demaugé che, in quanto delegato dell’Abate presidente della nostra Congregazione, ci guida nel nostro cammino di ricerca di Dio e di attenzione ai fratelli e sorelle in umanità.
Accanto alla figura del nostro padre Benedetto, abbiamo scelto di dare rilevanza alla testimonianza di Francesco d’Assisi e di frère Charles de Foucauld. In queste due figure troviamo un’ispirazione per un’interpretazione più ampia della tradizione monastica.
Forse potrà sembrare strano e persino inopportuno impegnarsi in una nuova realtà con tutte le comunità che hanno bisogno di forze per continuare la loro testimonianza. Nondimeno accogliamo la nostra vita come una possibilità vissuta nella provvisorietà e in una fragilità che ci richiede una fedeltà al momento presente, senza troppi progetti e con la gratitudine di essere qui ed ora per vivere una fedeltà fraterna che si apre all’accoglienza e alla partecipazione dei cammini e delle speranze di quanti passano nella nostra casa.
Quando entriamo in contatto con il vissuto di altre comunità monastiche, spesso sentiamo parlare di “fragilizzazione”, di diminuzione di forze, di una necessità di ridurre le proprie attività e di trovare il modo per abitare case troppo grandi e troppo esigenti. Per noi le cose sono molto diverse: viviamo in una realtà piccola a tutti i livelli – la casa, le attività, il mondo e il modo di relazione –, ma soprattutto per noi non si tratta di fare esperienza di “fragilizzazione”, bensì di assumere “uno stato essenziale di fragilità” che potremmo definire costitutiva della nostra vita. L’essere solo in tre e il fatto di abitare una casa che non è nostra ci obbliga a vivere radicalmente il momento presente senza troppa progettualità per il futuro. Tutto ciò se da una parte ci fa sentire molto vulnerabili, dall’altra ci permette una libertà che ha il suo valore e la sua bellezza.
Michael Davide Semeraro
“L’armadio del cuore. Lo straordinario potere del riordino interiore”
Terra Santa Edizioni
edizioniterrasanta.it
La vita di ogni uomo e donna è simile a un armadio… per ogni cosa c’è il suo posto. Un armadio non solo deve essere spazioso, ma deve pure essere ordinato in modo da poter disporre di ciò che ci serve con facilità. La nostra esistenza va continuamente rivestita con gli abiti adeguati ad ogni stagione come pure in modo conveniente alle situazioni che viviamo, non solo per noi stessi ma anche per gli altri. L’autore suddivide la nostra vita nelle quattro stagioni. All’interno di ognuna ci sono gli scomparti (cura di sé, relazioni affettive, il lavoro, l’ozio necessario), i ripiani (il tempo, lo spazio da abitare, i rapporti da curare), i cassetti (gestire i fallimenti, la necessità di sognare, il coraggio di scegliere, la forza dei desideri) e le scatole (imparare nella sofferenza, ringiovanire nella vecchiaia, la morte come compimento). Mettere ordine nella propria vita richiede non solo di aprire l’armadio del nostro cuore per prendere ciò che ci serve al momento giusto, ma prevede pure che, a suo tempo, abbiamo rimesso ogni cosa al suo posto mantenendo così quell’ordine interiore che permette di vivere armoniosamente con noi stessi e sinfonicamente con gli altri.
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
ilpostodelleparole.it