Mauro Orletti “Guida alle reliquie miracolose d’Italia”

Mauro Orletti Mauto Orletti "Guida alle reliquie miracolose d'Italia" Quodlibet

Mauro Orletti
“Guida alle reliquie miracolose d’Italia”
Quodlibet

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«Se San Giorgio ha ucciso un mostro, le probabilità che si sia trattato di una balena sono scarsissime.»

Nel Medioevo le reliquie di santi, beati e martiri viaggiavano da un luogo all’altro d’Europa: dita, mani, gambe, piedi, teste, lingue, cuori e capelli. Le parti più pregiate riguardavano la specialità del santo: di Antonio di Padova, predicatore, la lingua; di Sant’Apollonia i denti cavati con le tenaglie: Paolo VI li fa raccogliere e ne riempie una cassetta con 3 chili e mezzo.
Questa guida permette di conoscere le più celebri e curiose reliquie, di cui l’Italia è piena: quelle ancora venerate perché incredibilmente miracolose, quelle cadute in disgrazia perché false e inefficaci; le vicende di chi le ha trovate e protette, oppure rubate, fatte a pezzi, falsificate e vendute. Il Santo Prepuzio, l’autentica lettera del diavolo, il corpo avventuroso di San Marco, il sangue di San Lorenzo e così via.


Mauro Orletti vive e lavora a Bologna. Ha collaborato con la rivista «L’accalappiacani» (DeriveApprodi), settemestrale di letteratura comparata al nulla che si faceva a Reggio Emilia.

da Il Sole 24 Ore – domenica
di Camilla Tagliabue
“Italiani, popolo di santi, e di teste di santi, e di piedi di santi, e di sangue di santi, e di ampolle, sindoni, sudari, croci e amuleti vari: è questo lo spassoso catalogo che apparecchia Mauro Orletti nella sua Guida alle reliquie miracolose d’Italia, un Grand Tour dei tesori nascosti, rubati, spostati, veri o falsi, ma tutti incredibilmente magici.
Nel Bel Paese cinico eppur superstizioso «si venera di tutto: il prepuzio di Gesù, la lancia che lo ha trafitto, la tovaglia usata per la lavanda ai piedi degli apostoli, la mangiatoia, il sacro capello della Vergine, la coda dell’asino della natività, i denari di Giuda, una piuma dell’Arcangelo Michele…». Mercanteggiando col sacro in modo ironico, non eretico, Orletti ricorda che le reliquie sono «oggetti (perlopiù parti del corpo, ndr) attraverso cui può esprimersi la divina volontà», e proprio per questo furono contesi e ricercati in mezzo mondo, da Gerusalemme a Costantinopoli, dalla Spagna di Franco – che rubò e conservò come un talismano la mano di Santa Teresa – alla Francia e alla Germania, dove è diffuso il culto di San Gengolfo, patrono dei malmaritati, leggasi cornuti.
Quella delle reliquie è una storia di globalizzazione ante litteram: «Il furto era uno degli sport più praticati del Medioevo: il corpo di San Nicola fu sottratto a Myra (attuale Turchia, ndr) da una spedizione di mercanti baresi, le ceneri di San Giovanni Battista vennero trafugate – sempre a Myra – dai genovesi, i quali, per la verità, cercavano il corpo di San Nicola ma, appunto, vennero preceduti dai baresi». Se le ruberie erano permesse, il mercimonio no: la compravendita di oggetti sacri è da sempre giudicata blasfema, se non grama, in grado cioè di inficiare le proprietà taumaturgiche della reliquia, classificata come di «prima, seconda, terza e quarta classe in base alla provenienza» e alla prossimità col santo, dalle sue stesse membra a parti del vestito, dai suoi accessori agli scalpi delle sue mostruose vittime, tipo la costola del drago ucciso da San Giorgio, da qualcuno erroneamente scambiata per un osso di balena…”


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