Matteo Meschiari “Tre montagne”

Matteo Meschiari Matteo Meschiari Tre Montagne Fusta Editore

Matteo Meschiari
“Tre montagne”
Fusta Editore

Un vecchio che tenta un’ultima scalata, due amici che si trovano e si perdono sui sentieri della Resistenza, un figlio che ascolta le ultime parole del padre in un bosco senza tempo. Tre paesaggi e tre poetiche di paesaggio, perché la trama dei racconti, in questo libro, è un pretesto per raccogliere frammenti di spazio, movimenti di vento, geologie e passaggi di luce.

Tre montagne, tre storie accidentali sulla fine e sul senso. Un vecchio che tenta un’ultima scalata ma non si sa se ritorna, due amici che si trovano e si perdono sui sentieri della Resistenza, un figlio che ascolta le ultime parole del padre in un bosco senza tempo. Tre paesaggi e tre poetiche di paesaggio, perché la trama dei racconti, in questo libro, è un pretesto per raccogliere frammenti di spazio, movimenti di vento, geologie e passaggi di luce. Perché quello che conta, per una volta, è il modo in cui le terre si corrugano e popolano i sogni. Mentre le storie degli uomini rimpiccioliscono sotto montagne che somigliano a mondi, i vuoti e i pieni delle cime funzionano come masse mancanti, come baratri per le domande: chi siamo diventati? che cosa abbiamo lasciato? che cosa stiamo per dare a chi verrà dopo di noi? Per un attimo i paesaggi sembrano offrire indizi. Ma le montagne sono bambini. Crescono e vanno via.

Dalla prostrazione di Gian Lucia Picconi “Cosa viaggia, dunque, clandestinamente in Tre montagne? Quale significato si dispiega silenziosamente? Se si pensa all’attività di ricerca di Meschiari, si può sospettare che con questo libro – caratterizzato da un umanesimo radicale proprio mentre sembrerebbe additarci la via dell’antiantropocentrismo – l’autore abbia voluto dare una dimostrazione pratica di come funziona la percezione del paesaggio; abbia voluto spiegarci il paesaggio per emblemata e figure. In realtà, Meschiari, forse a sua insaputa, con la inquietudine delle sue descrizioni, con la sua orchestrazione di intreccio e ambientazione locale, ci dà, ci fa avere un paesaggio (un po’ nel senso in cui Calvino poteva dire: «avevo un paesaggio»), anzi, tre paesaggi: tre paesaggi di montagne, di parole, di sensazioni, di emozioni, di configurazioni spaziali, di configurazioni storiche, di scelte politiche, di immaginario, di simbolico, di reale. Come lettori forse non abbiamo capito cosa è il paesaggio, ma, ora, abbiamo un paesaggio, che si distende sul nostro e ce ne mostra meglio le contraddizioni, i silenzi, i porti di pace, le isole di paura e cancellazione. Abbiamo un paesaggio entro cui situare – dare senso – finalmente la nostra esperienza del mondo.”

Matteo Meschiari (Modena 1968) è autore di saggi e testi letterari. Professore di Antropologia e Geografia all’Università di Palermo, ha studiato il paesaggio in letteratura (in particolare Campana, Biamonti e la Linea ligustica) e svolge ricerche sullo spazio percepito e vissuto in ambito europeo ed extraeuropeo. Ha formulato la Landscape Mind Theory, con cui sostiene che la mente dell’uomo è geneticamente e culturalmente paesaggistica, e ha proposto nuovi modelli interpretativi per l’arte paleolitica franco-cantabrica. La Wilderness, la città e il camminare sono al centro della sua scrittura. Scrive regolarmente su pleistocity.blogspot.it.

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