Marta Ottaviani
“Festival del Giornalismo”
Perugia, 6-9 aprile 2017
www.festivaldelgiornalismo.com
Marta Federica Ottaviani è nata a Milano nel 1976. Laureata in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano, si è specializzata all’Istituto per la Formazione al Giornalismo Carlo De Martino. Nel 2005 è partita per Istanbul, dove ha iniziato a scrivere per le principali testate italiane, a iniziare dall’agenzia stampa Apcom. Oggi collabora soprattutto per i quotidiani Avvenire e La Stampa, Radio In Blu e il periodico Strade, intervenendo spesso come opinionista a Radio3mondo, sul Tgcom e a Omnibus su LA7. È considerata uno dei maggiori esperti italiani di Turchia. Dopo otto anni di permanenza nel paese, ora vive fra Milano e Istanbul. Col suo ultimo libro, Il Reis, ha vinto il Premio Fiuggi-Storia, per la sezione Gian Gaspare Napolitano-Inviato Speciale (2016).
Ha pubblicato Il Reis. Come Erdoğan ha cambiato la Turchia (Textus Edizioni, 2016), Cose da Turchi (Mursia, 2008) e Mille e una Turchia (Mursia, 2010)
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IL REIS
Nei primi anni 2000 era comune vedere per le strade di Istanbul donne in minigonna camminare vicino ad altre coperte dal burqa. La scena era parte della quotidianità laica di un Paese musulmano moderato, che aspirava a entrare nell’Unione europea ed era grande alleato dell’Occidente.
TRA GUERRA E TERRORISMO
Ma negli ultimi dieci anni la Turchia è cambiata profondamente e non solo per gli effetti di una guerra forse troppo vicina, dell’esplosione delle bombe piazzate dai terrorismo o degli scontri ideologici e religiosi. Il Paese è diventato un esempio di affermazione politica dell’Islam, trasformandosi in un altro regime autoritario del Medio Oriente.
OTTO ANNI IN TURCHIA
A condurre il Paese in questa direzione è stato un uomo: Recep Tayyip Erdoğan. “Farà un po’ sorridere, ma credo che, nell’ultimo decennio, non ci sia stato un giorno in cui non abbia pensato a lui. Per dovere professionale, bene inteso”. In “Il Reis. Come Erdoğan ha cambiato la Turchia”, libro appena uscito per Textus Edizioni, Marta Ottaviani racconta la trasformazione di un luogo che conosce molto bene. A Istanbul doveva rimanere otto mesi, ma poi ha finito per fermarsi otto anni. Gli anni di Erdogan, gli anni in cui il sultano ha cambiato la Turchia.
il reis
VIAGGIO PERSONALE
Con un tono accorato e personale, la giornalista – esperta di Turchia – narra i cambiamenti intervenuti in Turchia, all’interno di un complesso quanto determinante contesto internazionale: “Ripercorrere la storia recente della Turchia era come rivedere me stessa, anche attraverso le persone che ho conosciuto e che mi hanno aiutato a comprendere questo Paese affascinante, contraddittorio e non sempre facile da spiegare”, scrive Ottaviani.
LA STORIA DI ATATÜRK
Il primo capitolo di “Il Reis” (come chiamano Erdoğan i suoi sostenitori), racconta la Turchia dalla rivoluzione di Mustafa Kemal Atatürk, dell’ottobre 1923, fino al golpe postmoderno del 1997, passando per l’invasione islamica e ultranazionalista e i momenti di instabilità politica che hanno fatto traballare la democrazia.
IL MODELLO ISTANBUL
Il secondo capitolo è una specie di biografia politica dedicata a Erdoğan: l’infanzia trascorsa in una famiglia umile, che imponeva una ferrea disciplina; la passione per il calcio e la lettura, i primi passi in politica e i successi come sindaco di Istanbul: “Il ‘modello Istanbul’ venne copiato in tutte le parti del Paese. Il 20 marzo 1993 radunò tutti i dirigenti del partito della megalopoli sul Bosforo. L’ambizioso Recep Tayyip, forse, non poteva immaginare dove sarebbe arrivato. Ma di certo sapeva che non voleva più fallire”.
DALL’APICE ALLA CADUTA
Il boom economico, la questione curda, i rapporti con i militari, la relazione con Fethullah Gülen, il caso di Ergenekon (“una sorta di eminenza grigia, realtà parallela che ha sempre tramato nell’ombra, pronta a intervenire per custodire i principi su cui si fondava la nazione di Mustafa Kemal Atatürk”), la libertà di stampa, tutti questi sono temi determinanti per capire la trasformazione della Turchia e sono spiegati da Ottaviani attraverso un filo conduttore: la figura di Erdoğan. Dall’apice alla caduta, la chiave di interpretazione di cosa è accaduto in Turchia sta in Erdoğan e nella sua trasformazione politica, ideologica e umana.
COSA RAPPRESENTA ERDOĞAN
“Erdoğan per i turchi in un decennio è diventato qualcosa a metà fra un dittatore, quando ancora soft è da vedere, e un padre-padrone – si legge in “Il Reis -. Il tutto con la benedizione del consenso popolare, trasformando in buona dose la Turchia di Mustafa Kemal Atatürk in una, il più possibile, a sua immagine e somiglianza. Un processo in cui i media, sempre meno critici, hanno avuto una parte importante, ma dove, almeno fino a un certo punto, il ruolo principale è stato giocato dal suo carisma e dal suo fiuto politico”.
LA TRAGEDIA DI MANISA
Per Ottaviani, la degenerazione dello stato delle cose in Turchia, il momento in cui il Paese ha cominciato a vivere gli effetti della trasformazione di Erdoğan da leader a tiranno, sono cominciati dopo la tragedia della miniera di carbone a Soma, in provincia di Manisa: “[…] La tragedia di Soma portò in evidenzia anche un’immagine della Turchia molto lontana da quella presentata dal governo, di potenza economica sulla via della modernizzazione, fatta di nuove infrastrutture e centri commerciali, dove il benessere di tutte le classi sociali stava aumentando”. Gli impianti erano obsoleti e la maggior parte delle vittime è morta per avvelenamento da monossido di carbonio. Dalle indagini emerse che le vittime guadagnavano stipendi da fame e subivano ingiustizie.
SENSO DELLA MISURA, PRUDENZA E BUONA FEDE
“[…] A Erdoğan sono mancate tre qualità: il senso della misura, la prudenza e la buona fede. La loro assenza lo ha trasformato da statista a dittatore al momento di più successo in tutto il Medio Oriente – conclude Ottaviani – . Una sua ipotetica caduta o ridimensionamento, purtroppo, non sono certa che risolverebbe nel breve termini i problemi della Turchia”.
fonte: www.formiche.net
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