Mario Botta “Architettura Spirituale”

Mario Botta, Architetto
“Architettura spirituale”

botta.ch

“Io credo che l’architettura porti con sé l’idea del sacro, nel senso che è espressione del lavoro dell’uomo. L’architettura non è solo un’organizzazione materiale; anche la più povera delle capanne ha una sua storia, una sua dignità, una sua etica che testimonia di un vissuto, di una memoria, parla delle più segrete aspirazioni dell’uomo. L’architettura è una disciplina dove – più che in altri settori – la memoria gioca un ruolo fondamentale; dopo anni di lavoro mi sembra di capire come il territorio su cui opera l’architetto si configuri sempre più come “spazio della memoria”; il territorio fisico parla di una storia geologica, antropologica, ma anche di una memoria più umile legata al lavoro dell’uomo”.
(Mario Botta)

“Disegnare uno spazio rivolto al sacro può risultare allora anche un modo per riappacificarci con il nostro tempo e riconoscere una nuova diversa legittimità alla città sociale e civile”.
(Mario Botta)

“Costruire è di per sé un atto sacro, è una azione che trasforma una condizione di natura in una condizione di cultura; la storia dell’architettura è la storia di queste trasformazioni. […] Disegnare uno spazio architettonico è un atto che mira a predisporre le forme ambientali affinché le attività, i sentimenti e le emozioni possano trovare una loro adeguata espressione. Certo è che l’architettura, come altre forme creative, tocca unicamente gli animi predisposti ad indagare le suggestioni e le attese offerte dalla costruzione dello spazio.”

Architetture del sacro. Preghiere di pietra (Editrice Compositori, 2005)

“Disegnare uno spazio rivolto al sacro dopo avere condiviso le emozioni offerte dai tratti intimisti di Klee, o le provocazioni delle gesta sovrumane di Picasso, può apparire ingenuo, impossibile dentro la precarietà del nostro essere: un compito fuori misura all’interno della povertà espressiva che ci è data. Eppure è anche compito urgente e vivo dal quale non possiamo sottrarci se ancora crediamo nella possibilità di affermare alcuni valori fondamentali”.
(Mario Botta)

“Disegnare uno spazio rivolto al sacro può risultare allora anche un modo per riappacificarci con il nostro tempo e riconoscere una nuova diversa legittimità alla città sociale e civile”.
(Mario Botta)

“Nell’opera di architettura la luce genera lo spazio: senza luce non esiste spazio. La luce naturale dà corpo alle forme plastiche, modella le superfici dei materiali, controlla ed equilibra i tracciati geometrici. Lo spazio generato dalla luce è l’anima del fatto architettonico. I volumi costruiti concorrono alla definizione degli spazi che nel progetto architettonico restano l’obiettivo finale; è il vuoto che detta le relazioni spaziali e funzionali, che controlla i tracciati visivi, che genera possibili emozioni, attese, interpretazioni”.
(Mario Botta)

“La luce, per l’architetto, è il segno visibile del rapporto che esiste tra l’opera di architettura e i valori cosmici dell’intorno, è l’elemento che modella l’opera nello specifico contesto ambientale, ne descrive la latitudine e l’orientamento, relaziona il manufatto con le particolarità ambientali”.
(Mario Botta)


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