Mariangela Gualtieri
Le giovani parole
Einaudi Editore
Ormai è sazio
di ferite e di cielo. Si chiama
uomo. Si chiama donna. È qui
nel celeste del pianeta –
dice mamma. Dice cane
o aurora.
La parola amore l’ha inventata
intrappolato nel gelo.
Perso. Lontano. Solo. L’ha scritta
con ditate di rosso
in un silenzio caduto giú
dalla neve.
È un respiro largo quello che attraversa quest’ultima raccolta poetica di Mariangela Gualtieri, fatto del ritmo delle stagioni e delle generazioni, ascolto del silenzio, risveglio primaverile della terra, ebbrezza di vita connessa a ogni forma della natura. Ma nel libro non manca il lato ombroso, il vento che scuote, le «formiche mentali» che intasano la testa e impediscono il senso più leggero e piú compiuto della gioia. Dunque le poesie di queste pagine sono anche luogo alto di raccoglimento sulla trama e le connessioni del mondo sensibile, attraverso la parola ma anche attraverso lo «stare fermo» del corpo o lo sguardo sulle cose dato dalla lente di un microscopio. Lo «stile semplice» della Gualtieri è il punto d’arrivo di questo percorso spirituale e il punto di forza della sua piú recente poesia. Uno stile semplice ma ricchissimo di risonanze letterarie, da Bruno Schulz, al quale è dedicata un’intera sezione, ad altri autori amati con i quali la poetessa intreccia versi e parole in una sorta di grande e potente preghiera collettiva.
Sentiamo la notte quella vastità
tutta sopra il tetto della casa
sopra il letto un richiamo di sfere
una pressione per entrare nel petto
tutto quel vasto nero assetto d’orbite.
Venga. Entri.
Quell’ingrandire, quel seminare sé
e liberare nell’aria il respiro.
Quell’impastare terra e sangue
e particelle e spegnere il pensare
per spalancamento cerebrale.
Il fiume è un impasto
di luce e acque accese.
L’ormeggio delicato si scioglierà da sé
appena salirai e quel viaggiare
avrà cominciamento. Andrai. Andrai. Andrai.
***
Dietro le palpebre
c’è vastità
di altissime cime.
E sopra le cime
ancora un salire
senza chiodi né arpioni
senza neanche un’ala
o una fune.
E tutte le porto con me
in offerta alle antenne
vertiginose
batto lentamente
la pallina del cuore
assecondo questo freno potente
cancello le bandiere
innesto la mia vita
alle sponde di quel gran mare –
che è il cielo.
***
Si dà il caso che un’ombra
sia emersa pasteggiando col mio cuore
che quel giorno era indolenzito di lotta.
Un intoppo di sere occlude oggi
la contentezza. Nell’occhio
accumulati detriti di dolore
pestano tutta la luce e non pare
mattino ma un’ora tetra
del pomeriggio invernale.
Aspetto un ozio. Un gingillare
d’infanzia. Sostare sulla soglia
e non sapere che fare. Essere umanità
o tutto. Essere uno o inventare
lo scenario del mondo – e amarlo
nella sua finzione di mondo.
Si sporge ora il tempo con le sue
manovre.
Mariangela Gualtieri è nata a Cesena nel 1951. Nel 1983 ha fondato, insieme a Cesare Ronconi, il Teatro Valdoca. Ha pubblicato alcune raccolte di versi, fra le quali Antenata (Crocetti 1992), Fuoco centrale (Einaudi 2003), Senza polvere senza peso (Einaudi, 2006), Bestia di gioia (Einaudi 2010), Le giovani parole (Einaudi 2015) e il testo teatrale Caino.
PREMIO CASTELLO DI VILLALTA POESIA – 2016
Tre grandi poeti del nostro tempo nella terna finalista del Premio Castello di Villalta Poesia 2016: sono gli autori Milo De Angelis con “Incontri e agguati” (Mondadori), Andrea Gibellini con “Le regole del viaggio” (Effigie Edizioni) e Mariangela Gualtieri con “Le giovani parole” (Einaudi). «La selezione finalista, con tre autori fra i piu’ noti e stimati della scena poetica contemporanea, attesta il livello raggiunto dal Premio– spiega la presidente dell’associazione promotrice, Marina Gelmi di Caporiacco – L’appuntamento nasceva alcuni fa nel segno di un incontro fra appassionati di poesia, per condividere un’esperienza che solo l’intensità e la libertà della parola poetica puo’ offrire. Nel tempo, aprendosi alla scena della giovane poesia, il Premio Castello di Villalta Poesia è diventato un punto di riferimento per le voci poetiche di età e generazioni diverse, ma resta anche una formidabile occasione per il pubblico di festoso aggiornamento intorno all’evoluzione della parola e del linguaggio poetico».
Domenica 5 giugno, dunque, alle 18 nella splendida cornice del Castello di Villalta (Fagagna, Udine), i tre poeti finalisti si presenteranno al pubblico e alla Giuria del Premio Castello di Villalta Poesia, composta da Antonella Anedda, Alberto Bertoni, Roberto Galaverni, Antonio Riccardi e dal presidente Gian Mario Villalta. Conversazioni e letture si alterneranno dall’opera di Milo De Angelis, Andrea Gibellini e Mariangela Gualtieri, come sempre in un’atmosfera di festosa amicizia. Nato con l’intento di valorizzare e promuovere la poesia, soprattutto nell’interesse delle giovani generazioni, il Premio si svolge anche quest’anno in tre successive scansioni: dopo l’incontro con i finalisti di domenica 5 giugno, nel mese di settembre è prevista la premiazione di tre poeti under 40, selezionati da una giuria di colleghi coetanei formata da Roberto Cescon, Azzurra D’Agostino, Tommaso Di Dio, Massimo Gezzi e Franca Mancinelli. Infine, a ottobre 2016, appuntamento con la premiazione del vincitore.
I tre appuntamenti intensificheranno le occasioni di ascolto, di confronto e di conoscenza del panorama poetico italiano contemporaneo. «Al Premio Castello di Villalta Poesia – sottolinea il presidente di Giuria Gian Mario Villalta – l’aspetto celebrativo, che di solito caratterizza i premi letterari, passa del tutto in secondo piano rispetto al piacere di conoscere e approfondire i grandi temi della poesia, nell’intensità dell’ascolto dei versi e della partecipazione al dialogo».
www.castellodivillaltapoesia.com
IL POSTO DELLE PAROLE
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