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Lucio Russo “Festival del Classico”

Lucio Russo "Festival del Classico"

Lucio Russo
“Festival del Classico”

circololettori.it


Festival del Classico
Venerdì 19 ottobre 2018, ore 11
Circolo dei Lettori
“I classici hanno un futuro? Riflessioni sulla strada del tempo”
con Luciano Canfora, Università di Bari, Ivano Dionigi, Università di Bologna e Lucio Russo, Università di Roma Tor Vergata

Il mondo classico, fatto di ragione ed equilibrio, cos’ha in comune con questo mondo che delegittima ogni limite? Atene e Roma cosa dicono all’Europa, meta dell’arrivo di nuovi popoli che ne accelera il tramonto? Le parole dei classici come interessano l’uomo tecnologico che, frastornato dall’immensa rete dello spazio, ha smarrito la strada del tempo?

Che cosa l’antichità greca e latina ci ha dato e che cosa può ancora darci.

Qual è il valore che oggi viene attribuito alla cultura classica? è vero, come sostengono in molti, che lo studio del greco antico e del latino sarebbe ormai del tutto inutile nelle società moderne, marcatamente orientate verso discipline e conoscenze di immediata utilità, e che il liceo classico dovrebbe essere abolito? Per molti secoli, dal Rinascimento ad almeno tutto l’Ottocento, le fonti classiche hanno svolto un ruolo chiave all’interno del pensiero europeo, come è testimoniato dai numerosissimi debiti linguistici di parecchie scienze nei confronti del greco antico. Per non parlare di concetti che sono considerati fondamentali per la nostra civiltà, come quelli di «contratto sociale» e «democrazia», attinti dalla cultura greca. Poi c’è stato uno strappo. Nel corso del Novecento la conoscenza del mondo classico si è via via indebolita, fin quasi a scomparire dagli studi superiori, soppiantata da un’evoluzione della cultura verso una collezione di saperi disgiunti che sembrano aver dimenticato le radici comuni, al punto da indulgere a derive irrazionalistiche. Lucio Russo in questo saggio mostra con una vasta gamma di esempi come il debito dell’Occidente verso le civiltà greca e romana sia di gran lunga superiore a quello usualmente riconosciuto, perché ha riguardato tutti gli aspetti della cultura e non solo – come vorrebbe un diffuso luogo comune – quelli oggi classificati come «umanistici» (pensiero politico, diritto, filosofia, arte, musica e letteratura). Spaziando dall’astronomia alla fisica, dalla geometria alla matematica, dalla geografia all’ottica, l’autore chiarisce infatti in modo inoppugnabile come la scienza europea abbia mutuato i suoi fondamenti epistemologici – i metodi dimostrativo e sperimentale – dallo studio dei pochi trattati ellenistici che ci sono pervenuti, in particolare le opere di Archimede e gli Elementi di Euclide. «La tesi principale del libro» scrive Russo «è che la cultura classica, se profondamente rivisitata, potrebbe assumere di nuovo, pur se in modo diverso, quel ruolo unificante svolto in passato e per il quale non è mai stato trovato un valido sostituto.»

Lucio Russo
È un fisico, filologo e storico della scienza; ha studiato all’Università di Napoli dove si è laureato in fisica nel 1969.
Dal 1984 tiene la cattedra di calcolo delle probabilità all’Università degli studi di Roma Tor Vergata. Ha trascorso periodi di studio presso l’Institut des Hautes Études Scientifiques e presso la Princeton University. Si è occupato di meccanica statistica, calcolo delle probabilità e storia della scienza. Tra i suoi libri ricordiamo: Flussi e riflussi. Indagine sull’origine di una teoria scientifica (Feltrinelli, 2003), Ingegni minuti. Una storia della scienza in Italia (Feltrinelli, 2010), scritto insieme a Emanuela Santoni, La rivoluzione dimenticata (Feltrinelli, 2013, ultima edizione), Stelle, atomi e velieri (Mondadori Università, 2015) e La bottega dello scienziato. Introduzione al metodo scientifico, Con Alessandro Della Corte (il Mulino, 2016). Nel 2018 è uscito per Mondadori un saggio sul valore della cultura classica, e sul debito che l’Occidente ha verso la civiltà greca e romana: Perché la cultura classica. La risposta di un non classicista.


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