Conversazione di Livio Partiti con Zeruya Shalev
Per Hemda Horowitz è tempo di bilanci. Cos'è stato tutto? Qual era la
cosa giusta da fare? Come sarà il resto della vita? Da un letto di
ospedale, circondata dai due figli a cui ha dato un amore diseguale, la
donna ripercorre i ricordi della propria esistenza, ma è il rapporto
dell'anziana madre con Dina e Avner il vero cuore del romanzo: se con la
figlia ha un legame faticoso e conflittuale, per il figlio prova una
sorta di adorazione. Avner è un avvocato che combatte per i diritti
delle minoranze, un uomo angosciato, frustrato sul lavoro, tormentato
dalla propria inettitudine sentimentale. Dina cerca di essere una madre
opposta a quella che ha avuto. Sposata con un fotografo schivo e di
poche parole, ha messo da parte la carriera per stare accanto alla
figlia adolescente Nitzan. Ma quando quest'ultima si allontana, in Dina
si spalanca un vuoto che riempie con il desiderio di accogliere un
bambino abbandonato, desiderio che incontra la netta contrarietà della
famiglia. Zeruya Shalev non ha paura dei grandi temi, la solitudine,
l'amore, la paura, la morte, e con "Quel che resta della vita" ha
scritto il suo romanzo più maturo, una toccante esplorazione della
vecchiaia, dei difficili rapporti tra genitori e figli, tra fratelli,
tra partner, e ci lascia un messaggio potente di speranza, sul potere
catartico dell'amore e sulla possibilità di lasciarsi dietro i fantasmi
del passato e vivere fino in fondo quel che resta della nostra vita.
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