SILVIA COSIMINI

IL POSTO DELLE PAROLE


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CONVERSAZIONE

DI 

LIVIO PARTITI

CON 

SILVIA COSIMINI

TRADUTTRICE

JON KALMAN STEFANSSON

"LA TRISTEZZA DEGLI ANGELI"

IPERBOREA

Copj170.asp

 

È la tristezza degli angeli la neve che
cade dal cielo illuminando i lunghi inverni d’Islanda, e che le raffiche
dei venti trasformano in accecanti bufere. Il postino Jens è scampato a
stento alla loro furia quando arriva alla locanda del Villaggio,
soccorso dal ragazzo orfano che vi è stato accolto dopo aver perso in
mare il suo unico amico. Insieme dovranno affrontare un’ultima, estrema
missione per portare la posta nei lontani fiordi del nord, dove il mondo
cede il passo all’“inverno eterno”. Un uomo e un ragazzo. Un ruvido
“gigante muto” con un amore segreto e troppi pesi sul cuore che cerca
espiazione tra i ghiacci della brughiera. Un giovane alle prese con la
ricerca di sé e la scoperta dei sensi che crede nel potere salvifico
delle parole, nella profondità del sentire “che rende l’umanità sublime e
maledetta”. Due solitudini inconciliabili si uniscono in una marcia
epica attraverso l’inferno bianco, una battaglia fraterna per difendere
la dignità dell’uomo contro il crudele mistero della natura. Con la voce
incantata della poesia e la grazia di una visione che fonde cuore e
pensiero, Jón Kalman Stefánsson racconta un viaggio verso l’origine
stessa dell’esistenza, dove la più dura costrizione convive con la più
vertiginosa libertà, e alla dolce tentazione della morte si oppone
quella luce che portiamo dentro e che nonostante tutto rifiuta di cedere
alle tenebre, perché “siamo a bordo di una barca che fa acqua”, ma “con
le nostre reti marce vogliamo pescare le stelle”.

 

ascolta qui la conversazione

SILVIA COSIMINI

così comincia:

Adesso sarebbe bello dormire finché i sogni non diventano cielo, un cielo sereno e senza vento, qualche piuma d'angelo che scende volteggiando a terra, per il resto nient'altro che la beatitudine di chi vive ignorando sé stesso. Ma il sonno fugge i defunti. Quando chiudiamo i nostri occhi fissi, sono i ricordi ad aggredirci, non il sonno. Prima arrivano isolati, e perfino piacevoli e argentei, poi però non tardanno a mutarsi in una nevicata scura e soffocante, e così è da oltre settant'anni. Il tempo passa, la gente muore, il corpo sprofonda nella terra e altro non sappiamo.

 

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JON KALMAN STEFANSSON

 

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ascoltare fa pensare