Piero Lotito
“Di freccia e di gelo”
Mondadori Editore
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Da quando è stato ritrovato, nel 1991 – restituito in condizioni miracolose dai ghiacciai delle Alpi altoatesine -, l’uomo del Similaun, comunemente conosciuto come Otzi, è divenuto una fonte inesauribile di informazioni su com’era la vita cinque millenni fa a pochi chilometri da noi. Ma un essere umano non è soltanto usi e abitudini. Gli è propria una sostanza immateriale più profonda, fatta di sogni, paure, desideri, rimpianti. In una parola, emozioni. Se oggi la mummia nella sua teca potesse parlarci di queste, esattamente come fa il suo corpo per i cibi ingeriti e le ferite subite, che cosa direbbe?
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E quanto immagina Piero Lotito: che Otzi sveli la sua storia a quei visi che gli si affollano davanti. Dagli anni della giovinezza con il padre Urd e la madre Mael alla sua formazione da cacciatore e, ancora, le sfide della natura, le insidie degli uomini, e poi il ritorno inaspettato di Ief, un amico di infanzia, e l’amore, improvviso e lacerante, per Alesh, una donna che non può avere, fino al tragico epilogo di una battuta di caccia e alla fuga dal villaggio. Maneggiando con sapienza gli attrezzi affilati della narrazione, Lotito combina una ricostruzione impeccabile della società proto-civile con il racconto degli elementi senza tempo di ogni esistenza umana: famiglia, rivalità, amicizia, vendetta e – sopra ogni cosa – l’amore. Facendoci rivivere, con intensità e senza stereotipi, un’avventura non poi così lontana da quella di tutti noi che millenni dopo calpestiamo, forse con meno rispetto, lo stesso pianeta.
Piero Lotito, giornalista professionista, vive e lavora a Milano. Ha pubblicato Intervista su Milano (La Vita Felice, 1997), i romanzi La notte di Emil Vrána (Edizioni San Paolo, 2000) e Il pugno immobile (Aragno, 2007). Nel 2022 è uscito Lo zio Aronne somigliava a Jean Gabin (Edizioni Ares). È anche autore di opere teatrali, tra le quali Aspettando l’autore e E Sancio lo tradì, più volte rappresentate.
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