Piergianni Curti
“Gli amanti perduti nel transfinito”
Miraggi Edizioni
www.miraggiedizioni.it
«C’è un concetto che corrompe e altera tutti gli altri. non parlo del male, il cui limitato impero è l’etica. parlo dell’infinito.»
J.L. Borges
Maria e Giuseppe cercano un po’ d’intimità (soprattutto Giuseppe, in realtà, poiché Maria è un’influencer molto impegnata in difesa del concetto di verginità) e finiscono nell’albergo più grande della città, anzi dell’universo: l’Hotel Hilbert. Tra le infinite stanze dell’albergo ce ne sarà almeno una per loro, no?
Le cose, però, non sono così facili e il sornione concierge, laureato in matematica, sfrutta tutte le opportunità che gli vengono offerte dalla logica dell’infinito, che vale nell’Hotel Hilbert, e che appaiono erroneamente paradossali a chi vive nel finito, per irretire i due ragazzi e tentare di sedurre Maria. Nell’hotel, per esempio, alloggiano infinite copie di chiunque, e dunque infinite Marie, che per di più a loro volta vivono tutte le loro possibili vite, tutti i possibili amori e poliamori, e perseguono tutte le possibili missioni e tutti i loro contrari. Così, tra passioni, tradimenti, delusioni e successi, si snocciolano le avventure di Maria, Giuseppe e del concierge, verso un finale imprevedibile.
Be’, si dirà, fuori c’è un mondo finito, dove le cose accadono una volta sola e ciascuno di noi non è che un irripetibile sé stesso (o così ci sembra), dove le storie (anche quelle d’amore) sembrano uniche. Forse, però, le cose non sono esattamente così, perché, come si vedrà, la logica del finito dipende strettamente da quella dell’infinito.
Piergianni Curti è nato nel 1943 e vive a Torino. E’ laureato in Fisica e insegna Matematica all’università. Ha pubblicato un libro di poesie, Qzearas (1969), ha vinto il premio Gran Giallo città di Cattolica 2003 con il racconto Pink Moon. Più di recente ha pubblicato su «Atti impuri» il racconto Il cane quotidiano (2010). Ha scritto per il teatro, ha diretto compagnie, teatri e festival.
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