Matteo Bussola
“L’invenzione di noi due”
Einaudi Editore
einaudi.it
«Questa è la storia di come tramutai l’amore in cenere e poi la cenere, di nuovo, in amore. La prima cosa fu il mio sbaglio. La seconda, la mia colpa».
Matteo Bussola racconta un amore. Forte, sciupato, ambiguo, indispensabile. Come ogni relazione capace di cambiarci la vita.
«Vita quotidiana, la nostra vita che magari ci sfugge nelle sue minuzie… Bussola la trasforma in storie appassionanti».
Natalia Aspesi, «la Repubblica»
Una storia delicata e feroce, come tutte le storie d’amore.
«Cominciai a scrivere a mia moglie dopo che aveva del tutto smesso di amarmi». Cosí si apre questo romanzo, in cui Milo, sposato con Nadia da quindici anni, si è accorto che lei non lo desidera piú: non lo guarda, non lo ascolta, non condivide quasi nulla di sé. Sembra essersi spenta. Come a volte capita nelle coppie, resta con lui per inerzia, per dipendenza, o per paura. Quanti si arrendono all’idea che il matrimonio non possa diventare che questo? Milo no, non si arrende. Continua ad amare perdutamente sua moglie, e non sopporta di non ritrovare piú nei suoi occhi la ragazza che aveva conosciuto. Vorrebbe che fosse ancora innamorata, curiosa, vitale, semplicemente perché lei se lo merita. Ecco perché un giorno le scrive fingendosi un altro. Inaspettatamente, lei gli risponde, dando inizio a una corrispondenza segreta. In quelle lettere, sempre piú fitte e intense, entrambi si rivelano come mai prima. Pian piano Milo vede Nadia riaccendersi, ed è felice, ma anche geloso. Capisce di essere in trappola. Come può salvarsi, se si è trasformato nel suo stesso avversario?
Così comincia “L’invenzione di noi due”:
“Cominciai a scrivere a mia moglie dopo che aveva del tutto smesso di amarmi.
Solo allora mi venne l’idea.
È triste, tragico persino, ma torniamo a occuparci delle cose quasi sempre quando sono finite. Forse la fine è l’unica condizione in grado di smuoverci davvero. Forse è solo che, per risvegliare il nostro desiderio di agire, abbiamo bisogno di una distanza, la sensazione di dover recuperare un’opportunità che ci appare lontanissima, perduta. Irrimediabile.
Nadia non aveva smesso di amarmi d’un colpo, era stato un processo lento, una fiamma che aveva perso di vigore anno dopo anno, senza nuova legna ad alimentarla, fino a lasciare poche braci. Quelle braci, ormai, ardevano soltanto dentro di me.
Quando ti prometti amore eterno non te lo immagini mica che arriverà un giorno, presto o tardi che sia, in cui la persona che hai scelto inizierà a disprezzare tutto, di te: la tua presenza nella stessa stanza, il tuo odore, il tuo respiro, il gocciolio che fai mentre pisci la sera prima di venire a letto.
Ci eravamo detti per sempre, ora non riusciva piú nemmeno a guardarmi. Io, invece, di guardarla non avevo smesso mai.
Comunque, ecco, solo allora mi venne l’idea.
Questa è la storia di come mi sia riuscito di tramutare l’amore in cenere e poi la cenere, di nuovo, in amore.
La prima cosa fu il mio sbaglio. La seconda, la mia colpa.”
Matteo Bussola (Verona, 1971) ha pubblicato per Einaudi il bestseller Notti in bianco, baci a colazione, (2016 e 2018), tradotto in molti Paesi, Sono puri i loro sogni (2017), La vita fino a te (2018 e 2019) e L’invenzione di noi due (2020). Conduce una trasmissione radiofonica su Radio 24, I Padrieterni.
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
ilpostodelleparole.it