CONVERSAZIONE
DI
LIVIO PARTITI
CON
MARIA EMANUELA NOVELLI
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ANNA ORSTEIN
"GLI OCCHI DI MIA MADRE"
La Shoah raccontata ai miei figli
EFFATA'
Tutto comincia con una domanda fatta a tavola:
«Cosa significa libertà?». La risposta di Anna, la mamma, è un racconto.
È la storia sua e della nonna, al tempo dell'invasione nazista
dell’Ungheria.
Ebrea, a diciassette anni viene
scaraventata con la madre nell’inferno di Auschwitz. In queste pagine la
Shoah è vista con occhi di ragazza, che immersi nella tragedia sanno
scorgere anche particolari curiosi e talvolta buffi.
Le
due donne sono sopravvissute; dopo la fine della guerra Anna è emigrata
negli Stati Uniti, dove ha svolto la professione di psichiatra
infantile.
Solo a distanza di anni è riuscita a
parlare della sua vita prima, durante e dopo la deportazione. E, proprio
a partire dalla domanda sulla libertà di sua figlia, ha iniziato a
scrivere questi racconti, uno all’anno, in occasione della Pasqua
ebraica.
La sua è una delle tante “voci della memoria” che ci aiutano a non dimenticare.
«Io divenni gli occhi e le mani di mia madre e lei, in cambio, faceva lavorare il cervello per tutte e due».
§
dalla prefazione del libro:
Ho avuto il grande onore di conoscere Anna Ornstein a Roma
nel 1989 in occasione dell’International Congress of the Psycho-
analytic Association, e di aver poi studiato con lei negli Stati Uni-
ti nel 1991.
Nato da subito come forte ed emozionale, il legame si è svi-
luppato nel corso degli anni ed è successivamente diventato molto
intenso: lei è stata la mia “madre ebrea”, come un giorno lei stessa
mi avrebbe detto.
Poliedrica, viva, brillante e libidica, la personalità di Anna rie-
sce a trascinare in un vortice emozionale ed intellettuale come
poche persone sanno fare: ed è per questo che Gli occhi di mia
madre è straordinario, perché è appunto il racconto di una con-
dizione estrema – l’Olocausto – elaborato da una persona unica,
che si sarebbe poi per sempre occupata della sofferenza psichica.
Nel 1991, durante una gita al lago vicino a Cincinnati, in una
calda giornata di luglio, Anna mi mostrò il suo avambraccio con
il “tatuaggio”. Sentii una trafittura al cuore e non riuscii a dire
nulla. Lei provò a dirmi di più, le scese una lacrima e capii che
Anna ne aveva parlato ben poco, ma che ora doveva cominciare a
farlo. Ma lei era lì, viva, vicino a me, e ce l’aveva fatta.
L’intensità del momento fu indimenticabile e servì a suggellare
un legame mai interrotto – affettivo e professionale.
Con il suo libro Anna offre al lettore pagine in cui sono rac-
colti i segreti di un’esperienza estrema, tragica e drammatica. E
questo fa parte dell’enorme generosità che ha caratterizzato tutto
il suo meraviglioso percorso.
Tutto questo anche per non dimenticare. Grazie Anna.
Maria Emanuela Novelli
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ascolta qui la conversazione
ANNA ORSTEIN
Si è laureata in Medicina a Heidelberg, in
Germania. È Professore emerito di Psichiatria infantile presso
l'University of Cincinnati e Docente di Psichiatria presso la Harvard
University (USA).
È psicoanalista didatta presso
il Cincinnati Psychoanalytic Institute e psicoanalista supervisore
presso il Boston Psychoanalytic Institute e il Massachusetts Institute
for Psychoanalysis.
Ha al suo attivo oltre cento
pubblicazioni, che vanno da articoli sul processo interpretativo in
psicoanalisi, alla psicoterapia psicoanalitica (molti scritti in
collaborazione con Paul Ornstein), la psicopatologia infantile, il
trattamento di bambini e delle famiglie, e il processo di recupero dopo
esperienze estreme.
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IL POSTO DELLE PAROLE
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