Marco Bazzini “Liu Bolin. Hiding in Florence”

Liu Bolin. Hiding in Florence. Maretti Editore Liu Bolin. Hiding in Florence. Maretti Editore

Marco Bazzini
“Liu Bolin. Hiding in Florence”
Mostra d’Arte, Firenze

La Sala d’Arme di Palazzo Vecchio ospita, fino al 18 settembre 2023, la personale di Liu Bolin, dedicata al progetto Hiding in Florence (2022), realizzata in collaborazione con il Comune di Firenze, promossa dalla Galleria Gaburro e curata da Marco Bazzini. Liu Bolin (Shandong, 1973), artista di fama internazionale è conosciuto dal grande pubblico per le sue performance mimetiche. Definito “l’uomo invisibile”, ha fatto del camouflage il suo tratto distintivo: rimanendo immobile come una scultura vivente, Bolin fonde perfettamente, grazie a un accurato body-painting, il suo corpo con il contesto alle sue spalle e infine si fa fotografare. 


[…] Come per i viaggiatori del Grand Tour anche per Liu Bolin fare tappa a Firenze è stato irrinunciabile. Il fascino della città toscana da sempre ha irretito il viaggiatore che vi ha potuto incontrare “l’Italia dell’Italia” tra i suoi palazzi, chiese, giardini e musei. Non le pittoresche rovine di Roma e nemmeno le commoventi vedute napoletane, riescono a eguagliare il senso della misura, il rigore delle architetture, la geometria di un paesaggio urbano che ha preso forma il quel periodo meraviglioso che è stato il Rinascimento, a Firenze è convenzione che sia nato. Ma Firenze è una città che già un secolo prima aveva visto girovagare per le sue vie personalità come Dante, Boccaccio e Giotto, per citare i nomi più conosciuti. Firenze da sempre è, quindi, sinonimo d’Italia e meta indiscussa per viaggia nel nostro Paese. Motivare la visita di Liu Bolin in questa città soltanto sulla scia dell’infatuazione che nei secoli si è rinnovata attraverso un’ampia letteratura di viaggio e che ancora non ha perso fascino, anche se sempre più spesso la grande massa di turisti che la prendono d’assalto non può che raffreddare l’entusiasmo, sarebbe far mancare a quest’occasione una riflessione che coinvolge ben più ampiamente l’arte di questo artista che arriva dalla Cina e che del dissimulare la propria o altrui presenza all’interno di un contesto, ha fatto l’essenza della sua poetica artistica. […]

Marco Bazzini

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“La prima idea che mi è venuta in mente guardando il lavoro di Liu Bolin, e conoscendo naturalmente il modo con cui realizza le sue immagini, è stata quella relativa alle possibilità ancora sorprendenti del low tech, o se preferite dell’analogico, nell’epoca di una digitalizzazione che è diventata del tutto naturale e grazie alla quale la verosimiglianza raggiunta dalle immagini è ormai pressoché perfetta.
E in effetti, questa dialettica tra bassa e alta tecnologia è un aspetto che salta subito agli occhi. L’impatto apparentemente hi tech della mimetizzazione è appunto neutralizzato dall’informazione sul non meno sorprendente processo pittorico manuale, per la precisione di body paint, grazie al quale Liu Bolin viene reso omogeneo all’ambiente in cui sceglie di scomparire. Una sparizione che risulta percepibile da un unico punto di vista, il classico punto di fuga, che è ovviamente coincidente con l’obiettivo della macchina fotografica […]”.

Raffaele Gavarro

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