Luciano Allamprese
“Il vecchio figlio”
Edizioni Atlantide
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“Quanto amore, mi disse, sprecato chissà come”.
Un figlio e un padre si amano, si odiano, si perdono e si ritrovano attraverso una vita intera. In mezzo, lungo gli anni, la storia della famiglia del protagonista: una madre incline alle fantasticherie che ha fatto dell’ammirazione per il marito il riferimento costante delle proprie giornate, una sorella e due fratelli mai del tutto compresi, infine una moglie, bellissima e indecifrabile, che scompiglierà̀ i loro già̀ fragili equilibri. È infatti proprio con l’arrivo di Serena, detestata ugualmente da entrambi i genitori dell’io narrante di questo originale ed estroso romanzo, che il lungo conflitto tra padre e figlio curiosamente inizia a rivelare elementi di una imprevista, e comica, affinità che porterà infine i due a conoscere una fase davvero inaspettata del loro contrastato rapporto. Sorprendente ritorno di uno degli scrittori più̀ singolari della narrativa italiana contemporanea, Il vecchio figlio racconta questo dissidio anche grazie a una brillante, e a tratti ossessiva, analisi del linguaggio paterno, così che il libro si rivela parimenti una meditata riflessione sulla lingua con esiti ironici e imprevisti, perché́ alla fine – come diceva Kafka – la rivolta contro il padre è una commedia, non una tragedia.
Luciano Allamprese ha svolto per vent’anni attività didattica e di ricerca in università spagnole e latinoamericane. Attualmente insegna in un liceo romano. Traduttore dallo spagnolo e dal portoghese (Manrique, “Stanze per la morte del padre”, Einaudi; Sá-Carneiro, “La Confessione di Lúcio”, Sellerio), ha pubblicato saggi, racconti e il libro “Strane conversazioni con le donne,” Mondadori.
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