Giancarlo Alfano
“Joyc’è”
Dalla gaia scienza di Ulisse alla scienza nuova di HCE
A cura di Giovanni De Renzis e Pietro Pascarelli
Edizioni Cronopio
www.cronopio.it
Nove autori di mondi culturali e artistici diversi si ritrovano, incrociando i rispettivi sentieri, ognuno con la propria competenza e sensibilità, a condividere l’esperienza che… Joyc’è. Che la presenza di Joyce è sì una “ricorrenza”, ma continuamente riattualizzabile, ben oltre ogni ritualità celebrativa.
Basta guardare l’indice dei contributi presenti in questo volume, per cogliere, diremmo a colpo d’occhio, i rimandi dialogici, gli intrecci impliciti o espliciti che si dipanano fra i due testi introduttivi. Inoltre, le riflessioni dei primi tre saggi di critica letteraria che presentano squarci del mondo, aperti sul compiersi della morte come transito irreversibile e sulla natura “marina” della madre in Joyce e Beckett, in cui si muovono i personaggi ‘prosaici’ dell’odissea joyciana; quelle dei due successivi che propongono, in un’ottica psicoanalitica lacaniana, considerazioni focalizzate sulla lingua di Joyce, ma più in generale su una più complessiva e innovativa riformulazione del senso stesso del lavoro psicoanalitico. E infine quelli dei due ultimi contributi che non parlano di Joyce, non discutono né della sua opera e dei suoi temi né della sua lingua, madre o matrigna; ma avendolo ascoltato, ricevuto con quella sensibilità ‘apprensiva’ propria degli artisti, ci propongono una loro ‘intrusiva’ immedesimazione nel corpus dell’Ulisse, realizzando (è Barthes a farci da suggeritore) un être en memoire che non si riduce a una ‘rimembranza’, ma è proprio un essere in memoria, che nell’ultimo contributo assume forma pittorica
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Scritti di Giancarlo Alfano, Luciano De Fiore, Giovanni De Renzis, Gabriele Frasca, Amalia Mele, Pietro Pascarelli, Elisabetta Spinelli, Matilde Tortora, Giuseppe Zevola.
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