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Gabriella Fenocchio “Gli 80 anni di Francesco Guccini”

Gabriella Fenocchio "Canzoni" Francesco Guccini, Bompiani

Gabriella Fenocchio
“Gli 80 anni di Francesco Guccini”


“Canzoni”
Francesco Guccini
Bompiani Editore

bompiani.it

Gabriella Fenocchio “Gli 80 anni di Francesco Guccini

Da ”Radici” all”’Ultima Thule”, passando per ”Piccola città”, ”Eskimo”, ”Auschwitz”, ”Culodritto”, ”Signora Bovary”, ”Farewell”: questo volume raccoglie alcune tra le canzoni più amate di Francesco Guccini. A rileggerle insieme a noi è Gabriella Fenocchio, una filologa e studiosa di letteratura italiana del Novecento, che facendo ricorso ai suoi ”ferri del mestiere” ci mostra i segreti stilistici, ritmici, retorici nascosti tra i versi e – grazie alla conoscenza profonda del cantautore e della sua esperienza artistica – illumina ogni riferimento presente nei testi.
Canzone, dice il vocabolario, è – dal verbo latino ”canere” – ”un componimento lirico formato da un numero indeterminato di stanze o strofe”: con le note verso per verso e i ricchissimi commenti, questo è un libro di poesia, che ci svela come la sapiente tessitura compiuta da Guccini contribuisca in modo fondamentale alla nostra emozione di ascoltatori.

Nato a Modena, 80 anni fa, il 14 giugno 1940, Francesco Gucci, cantautore poeta e scrittore, è un mito per generazioni di italiani. Cronista per due anni alla “Gazzetta dell’Emilia” di Modena e cantante chitarrista in orchestre da balera, è stato sporadicamente anche attore, autore di colonne sonore e di fumetti. Per vent’anni, fino alla metà degli anni ottanta, ha insegnato lingua italiana al Dickinson College di Bologna, scuola off-campus dell’Università della Pennsylvania. Ha esordito nella narrativa nel 1989 con Cròniche Epafániche per poi pubblicare molti racconti e romanzi, da solo e in coppia con Loriano Macchiavelli. Ha concluso la sua carriera musicale con il disco L’ultima Thule (2012).

“Vite” di Francesco Guccini

Mi affascina il mistero delle vite
Che si dipanano lungo la scacchiera
Di giorni e strade, foto scolorite
Memoria di vent’anni o di una sera.
E mi coinvolge l’eterno gocciolare
E il tempo sopra il viso di un passante
E il chiedermi se nei suoi tratti appare
L’insulto di una morte o di un’amante,
La rete misteriosa dei rapporti
Che lega coi suoi fili evanescenti
La giostra eterna di ragioni o torti
Il rintocco scaglioso dei momenti,
Il mondo visto con gli occhi asfaltati
Rincorrendo il balletto delle ore
Noi che sappiamo dove siamo nati
Ma non sapremo mai dove si muore.
Mi piace rovistare nei ricordi
Di altre persone, inverni o primavere
Per perdere o trovare dei raccordi
Nell’apparente caos di un rigattiere:
Quadri per cui qualcuno è stato in posa,
Un cannocchiale che ha guardato un punto,
Un mappamondo, due bijou, una rosa,
Ciarpame un tempo bello e ora consunto,
Pensare chi può averli adoperati,
Cercare una risposta alla sciarada
Del perché sono stati abbandonati
Come un cane lasciato sulla strada.
Oggetti che qualcuno ha forse amato
Ora giacciono lì, senza un padrone,
Senza funzione, senza storia o stato,
Nell’intreccio di caso o di ragione.
E la mia vita cade in altra vita
Ed io mi sento solamente un punto
Lungo la retta lucida e infinita
Di un meccanismo immobile e presunto.
Tu sei quelli che son venuti prima
Che in parte hai conosciuto, e quelli dopo
Che non conoscerai, come una rima
Vibrante e bella, però senza scopo.
E’ inutile cercare una risposta,
Sai che non ce ne sono e allora tenti
Un bussare distratto a quella porta
Che si schiude soltanto ai sentimenti.
Non saprai e non sai.
Questo dolore che vagli fra le maglie di un tuo cribro
Svanisce un po’ nel contemplare un fiore
Si scorda fra le pagine di un libro.
Perché non si fa a meno di altre vite
Anche rubate a pagine che sfogli
Oziosamente, e ambiguo le hai assorbite
Da fantasmi inventati che tu spogli
Rivestendoti in loro piano piano
Come se ti scoprissi in uno specchio
L’Uomo a Dublino, o l’ultimo Mohicano
Che ai 25 si sentiva vecchio.
E percorriamo strade non più usate
Figurando chi un giorno ci passava
E scrutiamo le case abbandonate
Chiedendoci che vita le abitava,
Perché la nostra è sufficiente appena
Ne mescoliamo inconsciamente il senso;
Siamo gli attori ingenui su una scena
Di un palcoscenico misterioso e immenso.

Aldo Cazzullo, intervista Francesco Guccini sul “Corriere della Sera”
https://www.corriere.it/cronache/20_giugno_06/francesco-guccini-compie-80-anni-non-sono-mai-stato-comunista-b94d9450-a73f-11ea-b358-f13973782395_preview.shtml?reason=unauthenticated&cat=1&cid=Ts3hnbv-&pids=FR&credits=1&origin=https%3A%2F%2Fwww.corriere.it%2Fcronache%2F20_giugno_06%2Ffrancesco-guccini-compie-80-anni-non-sono-mai-stato-comunista-b94d9450-a73f-11ea-b358-f13973782395.shtml


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